L’83% dell’acqua di rubinetto a livello mondiale è contaminata da fibre plastiche

06/09/2017 di Redazione

A livello mondiale l’83% dell’acqua che scorre dai rubinetti di casa è contaminata da fibre plastiche microscopiche. È l’allarmante dato che emerge da un’analisi condotta dal sito di informazione no profit con sede a Washington Orb Media insieme ai ricercatori dell’Università statale di New York e dell’Università del Minnesota. Lo studio di 159 campioni prelevati in piccole e grandi città di ogni continente ha rivelato che il problema riguarda in ogni parte del pianeta, dall’America all’Asia, comprese le abitazioni più lussuose. Tracce di microscopiche fibre di plastica sono spuntate perfino nell’acqua dei rubinetti della Trump Tower o della sede dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente. E c’è il rischio che quelle microplastiche siano finite anche in cibi come pane, pasta, zuppe o perfino latte artificiale. Si legge su Repubblica in un articolo a firma Dan Morrison e Christopher Tyree:

La contaminazione sfida le barriere geografiche e di reddito: il numero di fibre trovate nel campione di acqua di rubinetto prelevato nei bagni del Trump Grill è uguale a quello dei campioni prelevati a Quito, la capitale dell’Ecuador. La Orb Media ha trovato fibre di plastica perfino nell’acqua in bottiglia, e nelle case in cui si usano filtri per l’osmosi inversa.
Dei 33 campioni d’acqua prelevati in varie città degli Stati Uniti, il 94 per cento è risultato positivo alla presenza di fibre di plastica, la stessa media dei campioni raccolti a Beirut, la capitale del Libano. Fra le altre città prese in esame, figurano Nuova Delhi in India (82 per cento), Kampala in Uganda (81 per cento), Giacarta in Indonesia (76 per cento), Quito in Ecuador (75 per cento) e varie città dell’Europa (72 per cento).

ACQUA CONTAMINATA DA PLASTICA: INTERROGATIVI SULLE CONSEGUENZE

Quali sono i rischi? I timori sono legati alla possibilità che le microfibre di plastica veicolino altre sostanze tossiche dall’acqua dolce al corpo umano. Richard Thompson, direttore associato della ricerca presso l’Università di Plymouth, in Gran Bretagna, e Sherri Mason, a capo del dipartimento di geologia e scienza ambientale dell’Università di New York, che ha supervisionato lo studio per Orb Media, hanno ricordato come la preoccupazione sia legata anche al risultato di studi su animali in cui è emerso il rilascio di sostanze chimiche. È tuttavia ancora presto per esprimersi sulle conseguenze per l’uomo. Quello realizzato è il primo studio a livello mondiale sull’inquinamento da plastica dell’acqua di rubinetto e ciò che è emerso può essere considerato solo un primo sguardo sulle conseguenze dell’uso e dello smaltimento della plastica. La ricerca sull’uomo è ancora agli inizi e il lavoro di Orb Media più che dare risposte solleva interrogativi. Che non possono essere affatto sottovalutati.

La Dc Water, l’ente che gestisce le risorse idriche a Washington, fa comunque sapere che l’acqua di rubinetto della città rispetta i criteri fissati dalla legge sulla sicurezza dell’acqua potabile, e che include anche test sulla presenza di derivati del petrolio. Anche un portavoce del dipartimento delle acque di New York ha rassicurato sul rispetto delle regole federali. Ma la fonte di inquinamento da fibre l’abbiamo indosso. Si tratta degli indumenti sintetici che emettono fino a 700mila fibre a lavaggio, secondo quanto scoperto dai ricercatori dell’Università di Plymouth. Gli impianti di depurazione ne intercettano la metà. Il resto finisce nei corsi d’acqua o, secondo altri esperti, nei sistemi idrici negli insediamenti più a valle. Per poi entrare nelle condutture.

(Foto da archivio Ansa)

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