Di Maio rivendica le sue credenziali progressiste per smentire l’accusa di fascismo

30/08/2017 di Redazione

Luigi Di Maio ha scritto un lungo post per commentare la fine del tour #aTuttaSicilia svolto assieme ad Alessandro Di Battista e al candidato presidente del M5S, Giancarlo Cancelleri. Affidata la riflessione alla sua seguitissima pagina Facebook, Di Maio si è concentrato su argomenti piuttosto tipici della sua narrativa. La falsa rappresentazione dei media, la distorta immagine data dalle TV rispetto alla sua vera personalità, e le polemiche create ad arte per dividere il Movimento 5 Stelle. Argomentazioni già abbandontamente trattate in passato; all’interno del lungo post, oltre mille parole, ci sono però elementi nuovi sul passato del vicepresidente della Camera. Di Maio, per rispondere alle critiche anche eccessive di fascismo subite per le sue parole sullo sgombero di piazza Indipendenza, ha rivendicato episodi del suo impegno sociale e politico dal carattere pienamente

progressista. Un’assemblea degli studenti organizzata al liceo di Pomigliano d’Arco con Giuliano Giuliani, il padre di Carlo Giuliani, il giovane manifestante del G8 di Genova ucciso durante gli scontri con la polizia.

Una delle prime iniziative che organizzai da rappresentante degli studenti fu invitare suo padre ad un’assemblea di istituto per fargli raccontare cosa fosse accaduto secondo lui. Non ci raccontò una storia “polizia contro manifestanti”. Parlammo di responsabilità politiche. Ancora oggi uno dei massimi responsabili di quella tragedia è a capo delle partecipate di Stato, nominato da destra e sinistra in tutti questi anni. Quando è uscito nelle sale il film “Diaz” ricordo che l’ho divulgato a più amici possibili. Quello che era successo lì andava raccontato. E non va mai dimenticato.

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Di Maio attacca, senza citarlo per nome, Gianni De Gennaro, l’ex capo della polizia di Stato ora presidente di una delle più grandi imprese pubbliche del nostro Paese, Leonardo.  Il CV progressista del vicepresidente della Camera non si ferma qui: il giovane Di Maio infatti ha rischiato di esser manganellato quando protestava contro l’apertura delle discariche nel parco nazionale del Vesuvio. Senza contare il suo impegno a favore dei migranti:

Nel 2011 sono stato tra i volontari che accolsero i primi migranti nel mio comune dopo i bombardamenti della Libia. C’era bisogno di volontari perché nonostante il Governo avesse stanziato fior di quattrini per la gestione dell’emergenza, fu da subito evidente che i famosi 38 euro al giorno finissero ovunque, tranne che nei servizi a chi scappava dalle bombe. Scrissi un pezzo su un giornale locale che si intitolava “il modello Pomigliano” dove raccontavo l’iniziativa del mio parroco che quell’anno decise di far portare a spalla, a quei ragazzi provenienti dall’Africa, il nostro Santo patrono per la consueta processione. Un modello di integrazione culturale. Ogni tanto incontro ancora qualcuno di quei ragazzi, uno lavora a pochi passi dall’abitazione della mia famiglia.

 

Ricordi che comunque non sono contrapposti alla fame di uomo da legge e ordine, tipici argomenti della destra, che in questi anni Di Maio si è costruito. La sottolineatura del suo essere però anche di sinistra, oltre che di destra, da esponente M5S, è però oltre che curiosa, e un po’ artefatta in alcuni passaggi, indativa di come Di Maio vuole condurre la prossima campagna elettorale interna ai 5 Stelle per trionfare al referendum su chi sarà il candidato alla presidenza del Consiglio.

Foto copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

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