Caposala generoso a Merate: paga di tasca sua gli straordinari dei colleghi

14/08/2017 di Redazione

Merate, Lecco: agli infermieri del Pronto soccorso non vengono pagati gli straordinari, allora ci pensa il caposala a rimborsarli di tasca sua. Il coordinatore infermieristo, Francesco Scorzelli, 59 anni, è anche il rappresentante sindacale. Ha “risarcito” gli infermieri del suo reparto con 450 euro in ricariche telefoniche, mettendoci buona parte del suo premio di produttività.

La vicenda, raccontata da Il Giorno, è avvenuta all’ospedale pubblico San Leopoldo Mandic di Merate, in provincia di Lecco. «A gennaio due infermiere sono rimaste assenti in maternità. Per coprire i turni ho dovuto chiedere ad altri colleghi di rientrare subito in servizio. È stato concordato con i diretti superiori di riconoscere loro una sorta di pagamento extra per la pronta disponibilità immmediata», ha spiegato il caposala a Il Giorno.

Gli infermieri immediatamente rientrati in servizio – sette in tutto, sia dal Pronto soccorso, sia da altri reparti, sia dall’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco, che fa parte della stessa Azienda socio-sanitaria – hanno rinunciato a ferie e riposi per sostituire senza preavviso 8 turni delle due colleghe in maternità. Altrimenti ci sarebbero state «gravi ripercussioni sull’assistenza ai pazienti».

IL CAPOSALA DI MERATE: «MI ERO RESO GARANTE DI UN ACCORDO CHE NON È STATO RISPETTATO»

La cifra che spettava a ognuno degli infermieri che hanno dato la loro “pronta disponibilità” non era molto alta: «Dai 50 ai 70 euro lordi ciascuno, una miseria per rinunciare a riposi, ferie e al giorno libero senza preavviso», spiega il caposala che li ha rimborsati di tasca propria. Questo era quanto lui aveva concordato con i superiori, ma la formula non era corretta e quindi i dirigenti non hanno rispettato l’accordo, senza trovare però altre soluzioni. Ecco allora l’intervento del caposala: «Non potevo rimanere indifferente di fronte alle ingiustizie verso i lavoratori. Inoltre io mi sono reso garante di un accordo che non è stato rispettato, quindi ho ritenuto giusto provvedere di tasca mia».

IL CAPOSALA CHE HA RISARCITO GLI STRAORDINARI DEGLI INFERMIERI CON RICARICHE TELEFONICHE: «NON SI È TRATTATO DI QUESTUA»

Ricariche telefoniche invece che soldi. Il caposala di Merate spiega così la sua scelta: «Dare loro soldi credo sarebbe stato un reato ma soprattutto un gesto di pessimo gusto e una mancanza di rispetto. I miei infermieri non hanno bisogno di elemosina. Ho spiegato ai colleghi che non si è trattato di una questua, non mi sarei mai permesso, ma di un mio ringraziamento per la disponibilità che hanno garantito». I 450 euro spesi equivalgono a metà del premio di produttività del caposala, che lo ha condiviso volentieri con i colleghi, perché «se ho raggiunto degli obiettivi come caposala è anche grazie a loro, sempre disponibili verso i pazienti e le esigenze organizzative del reparto».

IL CAPOSALA GENEROSO, NEL 2014 AVEVA RINUNCIATO AL PREMIO DI PRODUTTIVITÀ PER UN DEFIBRILLATORE

Non è la prima volta che Francesco Scorzelli rinuncia al suo premio di produttività: lo aveva fatto anche nel 2014, per l’acquisto di un defibrillatore per il Pronto soccorso. «Lo aspettavamo da 4 anni. È costato molto di più dei soldi che ho reso, ma alla fine è stato comprato».

Foto copertina: ANSA/Roberto Ritondale

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