Modella rapita a Milano, il gruppo Black Death esiste davvero?

La vicenda della modella rapita a Milano e venduta online all’asta dal gruppo Black Death continua a suscitare molte perplessità. Nel giorni scorsi i tabloid britannici hanno accusato la vittima del rapimento, Chloe Ayling, di 20 anni, di aver reso testimonianze poco credibili. Quello che davvero è poco credibile, in questo episodio del tutto assurdo, è l’esistenza del gruppo Black Death, un’organizzazione che dal 2010 opererebbe indisturbata nel dark web, compiendo omicidi su commissioni, rapimenti e vendita di ragazze.

LA STAMPA: MEGLIO EVITARE ALLARMISMI SU BLACK DEATH

La Stampa, oggi, ha provato a ricostruire l’attività (o meglio le tracce dell’attività) di Black Death. «Il quadro che ne emerge dovrebbe indurre a molta cautela, ed evitare allarmismi sul Dark Web e traffici umani». Il quotidiano torinese ha intervistato Joseph Cox, un giornalista investigativo e massimo esperto di dark web e sicurezza informatica a livello internazionale. È stato lui il primo a portare avanti indagini su Black Death e a segnalare il gruppo alla National Crime Agency in UK. Le prime ricerche le avvia dopo che il gruppo criminale è stato segnalato sul sito Reddit il 7 luglio 2015.

Joseph Cox visita il sito e contatta gli organizzatori fingendosi un acquirente. Questa inchiesta di Cox, luglio 2015, è importante perché, secondo la ricostruzione de La Stampa, resterà alla base di gran parte delle successive informazioni divulgate su Black Death fino ad oggi. Il gruppo, spiegava il giornalista di Motherboard, offriva molti servizi, manco fossero caramelle: armi, droghe, bombe, omicidi, nuove identità e traffico di esseri umani. Il sito si presentava anche come se fosse presente sul Dark Web già dal gennaio 2010, pur cambiando indirizzo spesso. Questa data, questa presunta longevità verrà poi ripresa nei resoconti diffusi questi giorni su Black Death. Ma «il sito affermava soltanto di risalire al 2010: non ho visto prove che fosse vero», ha spiegato a La Stampa Joseph Cox.

Il 2010 è un tempo biblico per le darknet. I siti nascosti su rete Tor erano pochi e pochissimo frequentati. Bitcoin era agli albori. Silk Road, la prima eBay delle droghe, il primo bazar funzionante del Dark Web, non era neanche ancora nata. Eppure, all’epoca sarebbe già sorto un ricco mercato del crimine, e il crimine più pesante – omicidi su commissione, bombe, rapimenti e aste sessuali. Per di più sopravvissuto indisturbato fino ad oggi, malgrado le darknet siano ormai infiltrate da centinaia di agenti di tutto il mondo e gli arresti di venditori di droghe online così come dei siti che li gestiscono (questo sì, un mercato vero delle darknet, per quanto contenuto) siano all’ordine del giorno. Qualcosa, va da sé, non torna.

NESSUNA PROVA SUI TRAFFICI DI BLACK DEATH

L’inchiesta di Joseph Cox – senza nulla togliere allo squallore del sito del gruppo Black Death – sottolineava come la sua reale attività fosse poco credibile. Il giornalista dimostra ad esempio come molte foto delle ragazze rapite siano screenshot di video porno disponibili in rete. La sua inchiesta viene ripresa più volte, alimentando così la convinzione che il gruppo Black Death esista davvero. In realtà chiunque ne abbia studiato da vicino le tracce, solleva dubbi sull’esistenza delle sue attività criminali. Neanche il rapporto di Europol su Black Death tanto citato in questi giorni sembrerebbe chiarire le perplessità in merito alla sua esistenza: «Come ha specificato a La Stampa il portavoce dell’organizzazione, Jan Op Gen Oorth, il report nascerebbe da una richiesta fatta da uno Stato Membro all’Europol di fare un controllo sul suo database in merito a questo gruppo. Le informazioni rinvenute sono diventate un report di intelligence confidenziale».

MODELLA RAPITA A MILANO, FORSE È IL RAPITORE AD ESSERE UN MITOMANE

Non resta che augurarsi che – come già gli investigatori della squadra mobile di Milano sospettano – dietro il rapimento della modella britannica ci sia solo la mitomania di Lukasz Pawel Herba, il trentenne polacco residente in Gran Bretagna, che l’ha rapita l’11 luglio a Milano, l’ha poi drogata e trasportata dentro un borsone in una vacanza a Borgial, nel torinese. Alla modella il rapitore ha raccontato di fare parte del gruppo Black Death e di averla messa all’asta sul sito per 300mila dollari in bitcoin. Le avrebbe anche riferito di aver guadagnato 15 milioni di dollari negli ultimi cinque anni e spiegato che le ragazze rapite venivano inviate nei Paesi arabi e poi date in pasto alle tigri. In realtà fortunatamente niente di tutto ciò è capitato a Chloe Ayling: Herba dopo aver scoperto che è madre, l’ha consegnata al consolato britannico una settimana dopo il rapimento.

Foto copertina: ANSA/ TV FRAME DA TG1 RAI

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