La mafia davvero Capitale, ecco i clan ‘romani’ di Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra

30/07/2017 di Donato De Sena

Se da una parte nelle aule di tribunale viene stabilito che la cosiddetta ‘Mafia Capitale’ non può essere considerata un fenomeno mafioso, dall’altra non si può definire Roma estranea alla grande criminalità organizzata, in particolare a quella radicata nelle regioni del Sud del Paese. A confermarlo, fornendo dettagli su clan e famiglie attive nella città e nell’intero Lazio, è ancora una volta la relazione semestrale al Parlamento della Direzione Investigativa Antimafia, il lungo rapporto che disegna la mappa dei gruppi di Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra, e non solo, attivi nelle diverse aree del territorio italiano.

MAFIA SICILIANA A ROMA

Il documento, presentato mercoledì scorso e relativo alla seconda parte del 2016, descrive Roma, fulcro della vita politica, economica ed amministrativa del Paese, come città che continua ad esercitare una forte attrattiva per soggetti e appartenenti alla grande criminalità organizzata. A partire da quella siciliana. Quest’ultima, secondo la Dia, ha consolidato un modus operandi basato su una silente integrazione con la criminalità autoctona e in alcuni casi una vera e propria sinergia, finalizzata soprattutto al traffico di droga, al riciclaggio di denaro sporco e al reimpiego dei capitali provento di attività illecite. La mafia siciliana sarebbe presente nella Capitale e nel Lazio attraverso famiglie che si sono stanziate da tempo sul territorio, dove «oggi operano elementi di nuove generazioni portatrici di un imprinting mafioso stemperato dalle mire imprenditoriali ma, non per questo, meno pericoloso». La relazione ricorda che sul litorale romano è storicamente presente la famiglia Triassi, legata alla cosca agrigentina dei Cuntrera-Caruana, attiva nel riciclaggio e nel reimpiego di capitali provento di attività illecita. I gruppi legati alla mafia siciliana, si spiega, sono impegnati a sbaragliare la concorrenza favorendo aziende direttamente o indirettamente gestite anche attraverso estorsioni che incidono negativamente sulle imprese vessate. Si ricorda, in tal senso, l’arresto a novembre scorso di persone di origine catanese ritenute contigue alla famiglia mafiosa etnea dei Mazzei-Carcagnusi, responsabili di estorsioni.

 

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‘NDRANGHETA

Ma Roma e il suo hinterland risultano strategiche anche per cosche della ‘ndrangheta che, mantenendo lo storico legame con i gruppi criminale di origine, rappresentano una testa di ponte per gli interessi illeciti. Anche in questo caso sono emerse alleanze solide con la mafia autoctona. Un’operazione della Dia di novembre 2016 ad esempio, con arresti per usura, riciclaggio ed estorsione, ha fatto emergere un legame con la cosca Grande Aracri. Nella Capitale viene poi segnalata la presenza della ‘ndrina Fiarè di San Gregorio di Ippona, in provincia di Vibo Valentia, legata al più strutturato clan Mancuso, che è presente in varie zone del centro ed è attiva soprattutto nella gestione di attività commerciali ed imprenditoriali utilizzate per riciclare denaro. Il clan reggino Alvaro-Palamara risulta invece inserito nel settore della ristorazione e in quello delle acquisizioni immobiliari, e si è distinto nel corso degli ultimi anni per la capacità di infiltrarsi in settori commerciali nelle zone di maggior pregio della città. Nella zona di Spinaceto e Tor de’ Cenci, intanto, sono attive le ‘ndrine crotonesi Arena e reggine Bellocco, Piromalli, Molè, nonché Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo di Oppido Mamertina, attive nel traffico di droga e nel riciclaggio. Sono specializzate invece nell’usura, nelle estorsioni e nelle rapine, oltre che nel traffico di stupefacenti e di armi, le ‘ndrine reggine Pelle, Pizzata e Strangio, come pure il clan Muto di Cetraro, della provincia di Cosenza. Le loro attività si svolgono anche con il supporto di pregiudicati romani. Altri gruppi coltivano interessi anche lontano dalla Capitale. La Dia segnala  ad esempio l’operatività a Roma dell’articolazione territoriale di ‘ndrangheta denominata locale di Laureana di Borello, formata dalle famiglie Ferrentino-Chindamo e Lamari, e della ‘ndrina Piromalli, che ha interessi nel settore agroalimentare nel basso Lazio. Sul litorale di Anzio e Nettuno, intanto, risultano interessi delle cosche di Guarzavalle, in provincia di Catanzaro, che hanno stabilito rapporti con esponenti delle famiglia Romagnoli-Cugini di Roma e Andreacchio di Nettuno, dediti al traffico di droga.

CAMORRA

Infine, la camorra. Per la grande criminalità organizzata campana Roma e il Lazio rappresentano uno sbocco strategico quasi obbligato, per la vicinanza geografica. I clan napoletani e casertani, ma anche di altre province, sono da tempo insediati nelle aree di Roma, Frosinone e Latina. Per quanto riguarda la Capitale la Dia ricorda l’interesse nel reinvestimento di capitale in città del potente clan Mallardo. La famiglia Pagnozzi, intanto, attiva nelle province di Benevento e Caserta, si sarebbe radicata anche nella zona sud-est della Capitale. Avrebbe interesse nello spaccio di droga e nel gioco illecito nel quartiere Tuscolano, nelle piazze di Centocelle, Borghesiana, Pigneto e Torpignattara. Un’influenza è anche quello dei Casalesi. A Roma è stato arrestato un esponente del clan Bidognetti.

(Foto da archivio Ansa. Credit: ANSA / UFFICIO STAMPA DIA)

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