Il dinosauro che ha mangiato pesante

18/04/2012 di Redazione

“Ciro è l’unico dinosauro al mondo ritrovato con gli organi interni. Il suo ultimo pasto fu a base di pesce” . Questa è una delle novità recenti emerse dagli studi effettuati sul piccolo dinosauro ritrovato a Pietraroja (BN) nel 1980 . Ad affermarlo è il paleontologo di fama internazionale , Cristiano Dal Sasso , ricercatore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano che, insieme al collega Simone Maganuco, ha pubblicato una monografia ben dettagliata su Ciro.

LA PALEONTOLOGIA – Dal Sasso è intervenuto alla conferenza ” Incontri con la Paleontologia VII ed.” svoltasi a Benevento ed organizzata dalla Onlus sannita “Un Futuro a Sud” e patrocinata dall’Ordine dei Geologi della Campania. “Per noi italiani, quella di Ciro è stata una scoperta clamorosa, importante anche dal punto di vista geologico – ha proseguito Dal Sasso – perché ci ha fatto riscrivere la storia dell’Italia . Abbiamo capito che nell’epoca mesozoica l’Italia non era tutta sommersa dalle acque. Nel mondo Ciro è famoso perché si tratta dell’unico dinosauro ritrovato non solo con le ossa perfettamente articolate in questo scheletro ma con gli organi interni fossilizzati insieme al resto dell’animale e questo è un primato che ancora non è stato superato da nessun altro vertebrato fossile dell’era mesozoica .

SOLTANTO TRE – Sono soltanto tre i resti scheletrici di dinosauri ritrovati in Italia e il primo è stato proprio Scipionyx ed anche il più completo . Il secondo è fatto di un gruppo di esemplari antenati dei dinosauri a becco d’anatra e dunque si tratta di erbivori , trovati a Trieste . Il terzo esemplare che non è stato ancora studiato viene da una cava al confine italo – svizzero in provincia di Varese ed è soprannominato Saltriosauro . Sono una ventina di ossa di un grande carnivoro predatore dell’inizio del Giurassico, importante per studiare le origini e l’evoluzione dei dinosauri carnivori.

 

Guarda le foto di Ciro

 

A GRENOBLE – Con ogni probabilità Ciro andrà a Grenoble per essere sottoposto ad altri “accertament i”. Infatti “conosciamo quasi tutto della struttura corporea di Ciro – ha continuato Cristiano Dal Sasso – di animale una volta vivo ed ora fossilizzato ma abbiamo ancora dei punti oscuri da capire che sono molto difficili da studiare in un esemplare deformato seppur plasticamente ma comunque compresso in una lastra di roccia sottile, come lo è Scipionyx . Esistono delle tecniche che permettono di ricostruire in 3 dimensioni un esemplare anche molto deformato e si tratta di un acceleratore di particelle che si trova a Grenoble che permetterebbe di vedere anche il lato B di Ciro, cioè sostanzialmente la parte del suo corpo che giace sulla lastra su cui è appoggiato .

RICOSTRUIRE – In questo modo in trasparenza si potrebbe vedere tutto l’animale e probabilmente e ricostruire, ricomporre la deformazione che ha subito e quindi magari scoprire qualcosa che giace dall’altro lato e che noi non possiamo vedere . Questo è certamente un fossile eccezionale, fuori dal comune che però ci fa capire come studiando approfonditamente anche un singolo esemplare sia possibile ricostruire un ecosistema , in questo caso una catena alimentare. I ben 110 milioni di anni sono quasi inconcepibili eppure tutto di questo animale è rimasto quasi congelato nella roccia . Oggi a distanza di un tempo per noi quasi inconcepibile un singolo fossile è in grado di raccontarci come era diverso il nostro Paese, che cosa c’era qui intorno e darci anche un valore sulla biodiversità del passato . All’interno del tubo digerente di Ciro abbiamo trovato tracce evidenti di 5 prede di cui possiamo costruire anche l’ordine di cattura , o meglio una cronologia della dieta del dinosauro, proprio perché si è conservato non solo il suo intestino ma anche il suo contenuto mantenendo in posizione anche tutto il cibo che era stato ingerito fino al momento della sua morte .

CARNIVORO O…? – Si diceva che Ciro fosse un dinosauro carnivoro ma in realtà questa semplicistica affermazione è smentita dal tipo delle sue prede perché si cibò non solo di carne ma almeno di un paio e forse tre pesci, indicando quindi che i dinosauri “carnivori” erano dei predatori opportunisti che potevano cibarsi di tutto quello che trovavano sulla loro strada” . Il piccolo dinosauro ritrovato nel 1980 , nel beneventano , è stato studiato con tecniche “complementari e sostanzialmente non solo microscopio ottico ma anche microscopia elettronica a scansione che ci ha permesso di verificare che la conservazione dei tessuti molli è eccezionale anche a livello cellulare e subcellulare – ha continuato Dal Sasso – la TAC che ha permesso di vedere delle parti nascoste del dinosauro e la fotografia in luce ultravioletta che ha messo in evidenza residui di sostanze organiche conservate anche sotto forma di sottili veli di carbonio e che invece hanno una fluorescenza evidente in luce ultravioletta “.

UN PATRIMONIO – La Campania ma l’Italia tutta posseggono un patrimonio paleontologico e storico di notevole spessore scientifico ed anche turistico . E l’ impegno a tutto campo dell’Ordine dei Geologi della Campania , presieduto da Francesco Peduto , è davvero costante , con uno straordinario e affascinante calendario ricco di geoescursioni per tutti , alla scoperta di una Regione , bella e che gode di un ricco patrimonio naturale , paesaggistico enograstrono mico , paleontologico , archeologico e storico . “Abbiamo iniziato con una geoescursione straordinaria alle Ciampate del Diavolo, – ha affermato Luciano Campanelli , consigliere dell’Ordine dei Geologi della Campania – nel casertano , dove è stato possibile osservare , essere dinanzi , alle impronte vere degli ominidi lasciate sulla lava dell’eruzione del Roccamonfina. Con le altre geo – escursioni saremo invece nel territorio irpino dove andremo a vedere gli alabastri di Gesualdo e le Mefite di Rocca . Saremo anche a Castelvenere nell’ambito dei percorsi di geologia e vino in ricordo della professoress a Lucilia Gregori”. (agenparl)

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