Igor e il giallo del dna: «Gli investigatori ce l’avevano e l’hanno buttato»

30/06/2017 di Redazione

Emergono nuovi particolari sul 36enne serbo Norbert Feher, meglio conosciuto come Igor Vaclavic o Igor il russo. Secondo quanto riportato da La Nuova Ferrara, nel corso delle indagini sono stati commessi degli errori piuttosto grossolani. Come quando, dopo il furto a un artigiano di Villanova di Denore, le prove contenenti il dna dell’uomo più ricercato d’Italia sono state buttate via per ordine del magistrato che stava indagando.

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Il fatto risale a un periodo precedente rispetto agli omicidi che Igor avrebbe poi commesso e il dna e le sue impronte digitali avrebbero reso molto più semplice la sua identificazione (uno dei punti dolenti di tutta l’indagine). Quell’episodio fu totalmente sottovalutato (del resto, vennero sottratti solo 60 euro e la tessera bancomat dell’artigiano) e venne archiviato: per prassi, in questi casi, si distruggono tutte le prove.

Ora, le forze speciali impegnate da quasi tre mesi nelle province di Bologna e Ferrara nella caccia al killer di Budrio e Portomaggiore hanno infatti sospeso le loro ricerche nella cosiddetta zona rossa. Dove resta ora solo un piccolo contingente.

IGOR IL RUSSO INTROVABILE, SOSPESA LA CACCIA DEL KILLER NELLA ZONA ROSSA

Gli investigatori hanno ritirato la maggior parte dei reparti speciali dei carabinieri, in particolare i cacciatori di Calabria e di Sardegna, che a scaglioni hanno lasciato l’area fra Molinella e Argenta, i due comuni dove si erano maggiormente concentrate le ricerche. Gli uomini rimasti nella zona per dare la caccia al latitante sono ora alcune decine. Pochissimi rispetto ai quasi mille uomini schierati dagli investigatori a pochi giorni dai delitti compiuti da Igor. Lo stop alle forze speciali significa interruzione nell’area di battute e di interventi con visori termici, droni, cani molecolari. E inizio di una nuova fase, con la caccia che si allontana dalla zona rossa.

Il primo aprile Igor il russo ha ucciso a Budrio, in provincia di Bologna, in un tentativo di rapina il barista Davide Fabbri. L’8 aprile invece a Portomaggiore, in provincia di Ferrara, ha freddato una guardia volontaria, Valerio Verri, che lo aveva intercettato a un posto di blocco. Per settimane gli investigatori hanno detto di ritenere certa la presenza del killer nella zona rossa individuata tra Molinella e Argenta. E si sono mostrati fiduciosi sulle possibilità di individuare il covo del latitante. Anche l’enorme spiegamento di forze lasciava presagire una cattura in tempi brevi. Qualcosa è andato storto.

(Foto da archivio Ansa)

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