Amarcord: quando il calcio scommesse si chiamava Totonero

03/04/2012 di Maghdi Abo Abia

Il campionato italiano sembra preda della psicosi da scommessa. Con l’arresto del difensore dell’Atalanta Andrea Masiello, fino alla scorsa stagione a Bari, si torna a parlare di illeciti, di retrocessioni, di giustizia sportiva, di squalifiche.

DUE MONDI A CONFRONTO – Quello che sta accadendo nelle ultime ore ricorda quanto accadde nel 1980, ovvero quando l’Italia rimase sconvolta dalla scoperta del totonero, il termine giornalistico con cui viene indicata la pratica non autorizzata del gioco delle scommesse in ambito sportivo organizzata dalla Mafia o dalla Camorra. L’Italia calcistica di allora era ben diversa da quella di oggi. I calciatori non portavano a casa grosse somme, l’unica televisione presente era la Rai, le maglie di calcio non erano quel concentrato di tecnologia che sono oggi, l’arbitro aveva ancora la giacchetta nera. L’unico concorso a premi autorizzato per legge era il Totocalcio, nato nel 1946 e per cinquant’anni “mecca” di ogni appassionato calcistico.

LA LEGGE – Come detto l’unico concorso autorizzato dalla legge era il Totocalcio. Qualsiasi altro gioco d’azzardo relativo al mondo del pallone era da considerasi illegale. Come ad esempio il Totonero, un giro di scommesse clandestine, nel quale furono coinvolti direttamente società calcistiche e giocatori disposti ad alterare il regolare andamento di gare e tornei per favorire l’esito di ingenti giocate illegali. Le scommesse sportive in Italia vennero autorizzate grazie al Decreto n°174 del 2 giugno 1998:

Il presente regolamento disciplina l’organizzazione e l’esercizio delle scommesse a totalizzatore e a quota fissa riservate al CONI sulle competizioni sportive organizzate e svolte sotto il proprio controllo, ivi comprese le competizioni internazionali, i giuochi mondiali, continentali, di area europea ed extraeuropea riguardanti gli sport olimpici.

2. Agli effetti del presente regolamento assume la qualifica di gestore il CONI se direttamente organizza ed esercita l’attività di scommessa. È considerato altresì gestore il concessionario che provvede con propria organizzazione all’esercizio delle scommesse.

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I TESSERATI NON POSSONO SCOMMETTERE – Il gioco è divenuto lecito, ma può essere organizzato e gestito esclusivamente da parte di agenzie munite di concessione dello Stato e di regolare autorizzazione rilasciata dalla questura. Campo libero per tutti quindi? Non proprio. Come confermato dal codice di giustizia sportiva, all’articolo 6, è vietato per tutti i tesserati, i dirigent e i soci dei club professionistici su gare ufficiali in ambito FIFA, UEFA e FIGC, anche presso soggetti autorizzati. La pena minima è una squalifica di almeno 18 mesi. Se oltre a scommettere si compie anche un illecito sportivo, definito nell’art. 7, comma 1°, come il compimento di qualsiasi atto volto: 1) ad alterare il risultato di una gara o di una competizione; 2) a portare un vantaggio in classifica, si paga a prescindere dall’ottenimento dell’esito voluto, come anche ribadito dal comma 6° che prevede un inasprimento delle pene qualora ciò avvenga. È inoltre obbligatorio denunciare l’illecito, compiuto o da compiere.

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