Angelo Tofalo querela Renzi. E rispunta la storia del traffico d’armi in Libia

Il deputato 5 stelle Angelo Tofalo, membro del Copasir, ha querelato Matteo Renzi. Lo annuncia il grillo stesso, con un video sui social, in cui commenta le parole di Renzi a Otto mezzo il 14 giugno, quando «l’ex presidente del Consiglio, responsabile diretto anche dei servizi italiani, forse per deviare l’attenzione dai drammatici risulti del suo governo sull’immigrazione, ha pensato bene di raccontare assurde bugie a milioni italiani, in prima serata».

ANGELO TOFALO QUERELA RENZI: «MAI STATO IN LIBIA»

Renzi confronta Minniti al Viminale o Di Maio o lo stesso Tofalo (bollato come “l’esperto di sicurezza M5S andato in Libia a trattare con la parte sbagliata, che non si è accorto che erano con i trafficanti, contro il governo libico e la comnunità internazionale”). «E’ inaccettabile – spiega Tofalo – che una persona possa raccontare pericolose menzogne e indecenti falsità per attaccare due componenti di una forza politica di opposizione, senza alcun contraddittorio o mediazione della conduttrice». E allora, ecco le precisazioni del deputato: «Primo, non sono mai stato in Libia in tutta la mia vita, e spero di andarci presto per festeggiare la pace tra quei popoli. Secondo, non sono nelle condizioni di trattare con nessuno, lo fanno i ministri e i governi. I parlamentari, soprattutto quando dell’opposizione ascoltano, prendono nota e interrogano il governo». «Secondo voi – domanda il deputato – Renzi sarà stato male informato o in cattiva fede? Poco importa, la cosa certa è che il denaro che riceverò come risarcimento per i danni sarà usato per la formazione di giovani studenti sui temi della sicurezza. Renzi, a sua insaputa, per la prima volta nella vita, finanzierà la crescita delle nuove menti che domani difenderanno la democrazia del nostro Paese».

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ANGELO TOFALO E LADY FONTANA

Cosa ha citato Renzi? Il segretario del Pd parlò della vicenda in cui scivolò il 5 stelle qualche mese fa. Il parlamentare del Movimento Cinque Stelle ha avuto contatti con Annamaria Fontana, che ha preparato un incontro tra il deputato e l’ex autoproclamato premier libico Khalifa Ghwell, avvenuto nell’autunno scorso in Turchia. Fontana, insieme al marito e altri due complici, è stata arrestata a fine di gennaio dalla Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Venezia, per ordine della Dda di Napoli, con l’accusa di traffico internazionale di armi. Il deputato fu convocato dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Catello Maresca, come persona informata dei fatti. Non solo: il 5 stelle si presentò spontaneamente una prima volta in Procura, dopo la notizia dell’arresto di Di Leva e Fontana, riferendo dei suoi contatti con la donna.

LE ACCUSE CHE IL PD HA MOSSO SU TOFALO

Cosa c’è di male in tutto questo? Tofalo raccontò di avere pagato il viaggio in Turchia di Fontana, per una somma pari a 2.300 euro. In molti si sono chiesti se il membro del Copasir abbia avvisato l’Autorità delegata per i servizi di sicurezza, un atto più che dovuto. Il deputato stesso, in un’intervista a Fanpage, in tutta risposta disse di aver consultato «gli organi preposti ai fini di tutelare la sicurezza nazionale» e di esser all’oscuro della situazione della sua conoscente. Eppure Lady Fontana e il compagno Di Leva erano già sotto avviso di garanzia il 12 novembre 2015, molto prima dell’incontro turco, e quell’avviso era perfettamente consultabile dal Copasir (anche se non era stato reso noto alla stampa). O il deputato 5 stelle non ha informato gli organi preposti oppure ci sono stati grossi errori nel controllo del profilo della Fontana.

Non solo. Secondo alcune indiscrezioni di stampa il deputato avrebbe preparato il terreno per un incontro successivo, che si sarebbe dovuto tenere a Roma con alcune personalità di spicco del Movimento, tra cui Alessandro di Battista e Luigi di Maio, e alcuni leader libici tipo Ghwell, Abdullah al Thani (il capo del parlamento di Tobruk e nemico di Serraj, attuale premier). Questa tipologia di incontro, che poi alla fine non si è mai realizzato, rischiava di diventare una questione molto spinosa. Ospitando personalità che sono in aperto contrasto con il premier libico i 5 stelle avrebbero rischiato di andare palesemente contro la strategia del governo italiano e il piano di pacificazione Onu in Libia. Una linea che non sarebbe dispiaciuta alla Russia. Perché saltò tutto? Ne parlò Daniele Raineri sul Foglio:

Mancano pochi giorni alla fine del governo Renzi per il referendum del 4 dicembre, il Movimento 5 stelle accarezza l’idea di elezioni e di arrivare al governo e intanto di fatto sta per offrire una sponda comoda al piano russo per unire Ghwell e Haftar contro Serraj e aiutarli a prendere il potere in Libia – un piano che va in direzione totalmente contraria alla posizione ufficiale dell’Italia in Libia e alla missione di duecento soldati italiani che a Misurata lavorano come simbolo della cooperazione con Serraj. Ma a quel punto qualcuno – il nome è coperto da un omissis nella deposizione di Tofalo – ferma tutto, forse perché organizzare un incontro tra nemici di Serraj e golpisti a Roma, capitale dell’alleanza con lo stesso Serraj e che a gennaio ha stretto con Tripoli un accordo sull’immigrazione, pare eccessivo.

Tornando in merito alla questione della querela Renzi ha detto comunque una inesattezza da Lilli Gruber. Tofalo non è mai stato in Libia. Ed è comunque azzardato parlare di contrattazioni quando l’incontro del 5 stelle poteva avere altri scopi e interessi. Una cosa però pare evidente a tutti, dopo i titoloni usciti sui giornali: il deputato si è trovato in mezzo a un pastrocchio non di poco conto. Forse per ingenuità. Uno scivolone che ha permesso l’attacco fin troppo facile dei democratici.

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