Il sistema delle nozze false per avere la cittadinanza

18/06/2017 di Redazione

Oggi Il Messaggero parla del business dei falsi matrimoni per regolarizzare la condizione di migliaia di stranieri clandestini

Solo a Roma, la Procura ha aperto almeno trenta fascicoli su nozze combinate e fasulle, contestando il falso ideologico e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il pubblico ministero Pierluigi Cipolla è partito da un caso sospetto. Una donna romana che si era unita in matrimonio con un arabo che non sapeva pronunciare nemmeno una parola in italiano.
A procacciare la sposa, ovviamente dietro pagamento, era stata una famiglia residente nella Capitale, che è già finita sotto processo.
Alla cerimonia non c’erano invitati, ma erano presenti due falsi testimoni. Erano della stessa nazionalità del finto marito. Approfondendo gli accertamenti, il pm ha scoperto che anche loro erano coniugati con italiane e pure quelle nozze sono risultate false. L’inchiesta ha quindi avuto una svolta: indagando di matrimonio in matrimonio, sono spuntati casi irregolari
a matrioska.

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Un caso simile risulta anche a Velletri, lo scorso anno. I futuri mariti, provenienti principalmente da Siria e Marocco, raggiungevano Roma dalla Grecia.

Ad attenderli in aeroporto, le future mogli, che guadagnavano circa 500 euro. I “wedding planner”, se vogliamo usare un termine ironico in questa storia amara, si incassavano la bellezza di 10 mila euro. E non si tratta solo di un fenomeno nel Sud Italia:

Come nel caso dell’inchiesta scattata a Savona lo scorso febbraio e che, partendo dalla Liguria, si è estesa
fino al Piemonte e all’Emilia Romagna. L’indagine era partita dopo la denuncia di un’impiegata dell’ufficio Anagrafe del Comune, che aveva assistito a una scena da film. Una donna, allo sportello, aveva dichiarato di voler avviare le pratiche di matrimonio con uno straniero. La stessa sposina novella, però, la settimana precedente, aveva registrato le nozze con un
altro uomo, sempre immigrato. In questo caso, sono finite in carcere quindici persone, tra cui quattro magrebini e un italiano che, per gli inquirenti, sarebbe stato l’organizzatore del business. Indagando, gli investigatori hanno scoperto
che il gruppo organizzava matrimoni in serie, non solo nei piccoli comuni liguri, ma anche in quelli piemontesi ed emiliani. Le spose erano finite ai domiciliari.
Mentre tutti i falsi mariti erano finiti tutti sul registro degli indagati, più che mai multietnico: erano tunisini, marocchini, algerini, egiziani, tutti, ovviamente, extracomunitari.
Il prezzo del pacchetto matrimonio-permesso di soggiorno, variava dai 12mila ai 14mila euro.

(in copertina foto Ansa/Dpa)

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