Esselunga dice no ai cinesi: «Il gruppo non è in vendita»

17/06/2017 di Redazione

La catena di supermercati Esselunga resterà italiana. I vertici dell’azienda fondata da Bernardo Caprotti hanno respinto al mittente la proposta di acquisto da parte dei cinesi di Yida Investment, che sono arrivati ad offrire 7,3 miliardi di euro. «Desideriamo precisare a tutti Voi che l’Azienda non è in vendita», hanno chiarito a dirigenti e quadri del gruppo la presidente di Supermarkets Italiani Giuliana Albera, vedova Caprotti, e la figlia Marina Caprotti, vicepresidente, che detengono insieme il 70% del gruppo di Limito di Pioltello, in provincia di Milano (e il 55% dell’immobiliare La Villata).

ESSELUNGA RESISTE AI CINESI

Non è la prima volta che Esselunga resiste ad un’offerta di acquisto straniera. A provare a mettere le mani sulla storica catena di supermercati italiana che oggi dà lavoro a circa 23mila addetti (indotto escluso)  sono stati anche gruppi come Walmart, Delhaize e Mercadona. Ma Bernardo Caprotti, deceduto lo scorso settembre, aveva sempre respinto le proposte. Gli eredi ora seguono la sua strada, anche se anche il fondatore aveva espresso negli ultimi tempi la necessità di trovare una collocazione internazionale per l’azienda.

L’offerta cinese della Yida scade il 7 luglio. Come ricostruito dall’Andkronos l’affare sarebbe sorto grazie alla mediazione tutta italiana di Gigi Martini, storico giocatore della Lazio ed ex presidente dell’Enav. Martini è amico intimo di Yida Zhang, magnate disponibile ad investire in Italia, e di Giulio Malgara, imprenditore del settore comunicazione amico della famiglia Caprotti. Spiega La Stampa:

A bocca asciutta restano Giuseppe e Violetta Caprotti, figli di primo letto del defunto Bernardo e in contrasto con l’altro ramo della famiglia. In mano loro sono concentrate le quote di minoranza e da tempo avrebbero manifestato la volontà di vendere. L’opportunità cinese era di sicuro vantaggiosa dato che valutava il gruppo quasi il 20% in più della stima massima arrivata in precedenza dai fondi di private equity Blackstone e Cvc. Questi avevano fissato il prezzo per i supermercati simbolo di Milano tra i 4 e i 6 miliardi di euro.

(Foto: ANSA / ANGELO CARCONI)

Share this article
TAGS