«Donna disabile a causa del vaccino»: il giudice decide il risarcimento

Fu vaccinata nel 1975, all’età di sei mesi, con il tetravalente. Qualche tempo dopo, iniziarono a manifestarsi i classici sintomi di una encefalopatia: crisi epilettiche e anomalie nell’elettroencefalogramma. Oggi, dopo due gradi di giudizio (la sentenza non è stata impugnata davanti alla Cassazione nei tempi utili e quindi è già passata in giudicato), il giudice ha riconosciuto il nesso tra vaccino e disabilità e ha condannato il ministero della Salute al risarcimento del danno.

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LA SPIEGAZIONE DEL NESSO VACCINO-DISABILITÀ

 

Il vaccino tetravalente, contro poliomielite, tetano, difterite e pertosse, all’epoca dei fatti non era obbligatorio. Il medico che lo somministrò non comunicò ai genitori dell’allora neonata la possibilità dei cosiddetti effetti avversi. Si legge nella perizia: «fino ad allora la bambina presentava uno sviluppo normale e non aveva sofferto alcun disturbo»; i problemi iniziarono a manifestarsi dopo il richiamo.

I genitori della donna, nel 2009, chiesero un risarcimento del danno alla Asl, che lo negò. Da qui, la decisione di rivolgersi alla giustizia ordinaria, con un processo iniziato in quell’anno e proseguito fino alla sentenza della Corte d’Appello di Milano nel novembre 2016. I termini per presentare ricorso in Cassazione sono scaduti lo scorso 10 maggio.

L’entità del risarcimento è pari a circa 850 euro mensili dal 2009 a oggi (circa 90mila euro) e a una cifra inferiore del 30% dal 1975 al 2009. Gli accertamenti, infatti, hanno stabilito che l’epilessia di cui soffriva la donna, nel 60% dei casi, deriva proprio da encefalopatia che, secondo la letteratura medica, può essere tra le «reazioni avverse» di quel vaccino. Per il perito, quindi, il vaccino sarebbe stata la causa più probabile della futura disabilità della donna. 

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