Cosa ha risposto l’Europa sulla copertura dei vaccini in Italia

01/06/2017 di Donato De Sena

Due giorni fa l’Ue ha fornito una risposta su un tema che negli ultimi mesi ha fatto molto discutere nel nostro Paese, la copertura vaccinale. Il 10 aprile scorso tre eurodeputati italiani, Damiano Zoffoli e Simona Bonafè del Pd ed Elisabetta Gardini di Forza Italia, avevano presentato un’interrogazione parlamentare alla Commissione Europea sulle misure di contrasto alla diminuzione della copertura nei paesi dell’Unione e il riemergere di malattie infettive importanti, ricordando gli oltre mille casi di morbillo in Italia nei primi tre mesi del 2017 e l’aumento del numero delle persone che nel nostro Paese decidono di non vaccinare i figli.

 

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COPERTURA VACCINI, UE: CONDIVIDERE DATI MA LA COMPETENZA È DEGLI STATI

Come intende operare la Commissione – avevano chiesto gli interroganti – «per scongiurare la preoccupante riduzione della copertura vaccinale in Europa, combattere il pericolo di manifestarsi di malattie scomparse da tempo e garantire una corretta informazione sui rischi reali per la salute dei minori?». E ancora: la Commissione «intende finanziare studi sull’efficacia dei vaccini, sull’impatto dei programmi di vaccinazione e per promuoverne la diffusione?».

La risposta a nome della Commissione, datata 30 maggio, è arrivata dal commissario per la salute e la sicurezza alimentare, il lituano Vytenis Andriukaitis. Il commissario europeo, in carica dal 2014, si è limitato a garantire che da parte della della Commissione c’è il sostegno alle «iniziative per la condivisione delle informazioni sulle politiche di vaccinazione del comitato per la sicurezza sanitaria» e a ribadire anche che «le politiche di vaccinazione sono tuttavia di competenza degli Stati membri». Insomma, la vicenda della copertura vaccinale – dice la Commissione – va risolta in proprio. Con qualche aiuto. Andriukaitis sostiene che i risultati di un seminario «saranno utili per un’azione comune in materia di vaccinazione cofinanziata dal programma sanitario della Commissione» (che dovrebbe partire nel 2018) e che la Commissione finanzierà «uno studio nel quadro del programma sanitario 2017 per individuare le esigenze di ricerca al fine di prendere decisioni basate sui dati concreti relativamente ai vaccini». Questo studio – si legge ancora nella risposta del Commissario – riguarderà anche l’evoluzione epidemiologica e la crescente resistenza agli antimicrobici.

Le norme europee in materia di sorveglianza epidemiologica, monitoraggio e allarme rapido sono contenute nella decisione n. 1082/2013/UE, che ha lo scopo di coordinare e integrare le politiche nazionali.

(Foto: Ansa)

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