L’inquietante analisi che rivela il glifosato tra le donne incinta

01/06/2017 di Redazione

Sta facendo discutere una indagine condotta da Il Salvagente, in collaborazione con l’associazione A Sud, che testimonia la presenza del glifosato su 14 donne incinta in Italia.

L’indagine è stata condotta su 14 soggetti nelle quali è stata riscontrata la presenza quantitativi del diserbante con diversi quantitativi.

I quantitativi di glifosato riscontrati dalle analisi vanno da 0,43 nanogrammi per millilitro di urina fino a 3,48 nanogrammi. Pochi? Molti? Impossibile dare un giudizio, dal momento che non esistono quantità massime consentite. Quel che è certo è che il glifosato non dovrebbe mai essere presente nel nostro organismo, tanto meno in quello dei nascituri.

LE DONNE INCINTA CON GLIFOSATO NON VIVONO IN ZONE RURALI

Un piccolo ma significativo campione, anche perché – sottolinea Riccardo Quintili, direttore del Salvagente presentando oggi la ricerca – «si tratta di persone che sono venute a contatto con l’erbicida non per via diretta, ma attraverso i cibi. Insomma, si potrebbe pensare che per le donne che vivono in zone rurali dove l’erbicida viene comunemente utilizzato siano ancor maggiormente toccate dal problema». L’Istituto per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale per la sanità, lo IARC, ha inserito il glifosato nella lista delle sostanze probabilmente cancerogene. L’EFSA (l’agenzia europea per la sicurezza dei cibi) e l’ECHA (l’organismo europeo per il controllo delle sostanze chimiche) sono state invece di parere contrario.

“Ci sono numerosi dati sperimentali condotti su cellule placentari ed embrionali umane che dimostrano come il glifosato induca necrosi e favorisca la morte cellulare programmata – ha spiegato Patrizia Gentilini, oncologa e membro del comitato scientifico di Isde – Quindi si tratta di una sostanza genotossica oltre che cancerogena, come ha stabilito la Iarc, non dimenticando che l’erbicida agisce anche come interferente endocrino”.

Come può essere presente il glifosato in soggetti che non vivono in zone in cui si usa questo erbicida? La sostanza passa attraverso il nostro cibo. Con prodotti base come pane, pasta, farina. Anche perché – come spiega Il Salvagente – oltre l’85% dei mangimi utilizzati negli allevamenti è costituito da mais, soia, colza Ogm, resi resistenti al glifosato.

Con questi dati il giornale ha anche presentato il Dossier, realizzato dalle Associazioni A Sud, Navdanya International e CDCA, dal titolo: “Il Veleno è servito – glifosato e altri veleni dai campi alla tavola”, che spiega l’evoluzione dei pesticidi in agricoltura e i rischi. Il dossier è gratuitamente scaricabile in e-book dai siti www.asud.net e www.navdanyainternational.it.

 

GLIFOSATO: COSA CHIEDE GREENPEACE

A seguito di questa indagine è nata una petizione di Greenpeace dove si invita la Commissione europea a proporre agli Stati membri l’introduzione di un divieto di utilizzare glifosato, a riformare la procedura di approvazione dei pesticidi e a fissare obiettivi di riduzione obbligatori al livello dell’UE per quanto riguarda l’uso dei pesticidi.

Il glifosato è solo la punta dell’iceberg – dobbiamo lavorare per un mondo in cui i pesticidi chimici vengano progressivamente dismessi. I decisori politici europei devono garantire che le scelte sui pesticidi siano basate su dati scientifici pubblici, e mettere in atto politiche per ridurre progressivamente l’uso dei pesticidi oltre che promuovere un’agricoltura ecologica (esistono già soluzioni eco-friendly!) per proteggere gli agricoltori, i consumatori e l’ambiente.

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