Facebook e quei moderatori sottopagati e sottovalutati

25/05/2017 di Redazione

Il moderatori di Facebook, incaricati di visionare e rimuovere scene sensibili come decapitazioni, abusi sessuali ed altre bestialità caricate sul social network sono sottopagati e oberati di lavoro. È quanto spiega un’inchiesta del giornale britannico The Guardian che riporta la testimonianza di uno dei collaboratori del sito fondato da Mark Zuckerberg. La fonte anonima parla di un impiego per nulla piacevole che comincia alle 9 del mattino e continua per gran parte della giornata visionando, minuto dopo minuto, immagini e video impressionabili senza un adeguato supporto.

 

LEGGI ANCHE > Post negazionisti e contro i migranti: ecco perché in Italia Facebook non li modera

 

MODERTORI FACEBOOK SOTTOPAGATI E SOTTOVALUTATI

«Siamo stati sottopagati e sottovalutati», ha raccontato il moderatore, sostenendo di aver guadagnato circa 15 dollari all’ora per rimuovere contenuti terroristici da profili e bacheche dopo un corso di formazione di due settimane. Le foto e i filmati inappropriati, e i gruppi che contribuiscono a diffonderli in rete, vengono segnalati da utenti e algoritmi, mentre squadre di collaboratori di Facebook verificano se c’è bisogno davvero della rimozione. «Ogni giorno persone avrebbero dovuto essere visitate da psicologi. Alcuni non riuscivano a dormire, avevano incubi», ha rivelato il moderatore anonimo. Dalle parti di Facebook, insomma, «formazione e sostegno non erano affatto sufficienti».

The Guardian sottolinea l’esigenza di un supporto specifico per chi ha a che fare quotidianamente con immagini estreme. In psicologia si parla di «resilienza» per indicare la capacità di affrontare e superare l’evento traumatico. E Facebook non si è sottratta ad una risposta. Interpellata sul punto la società, attraverso un suo portavoce, ha fatto sapere: «Ci rendiamo conto che questo lavoro può essere difficile. Perciò ad ogni persona che rivede contenuto viene offerto sostegno psicologico e risorse per il suo benessere. Abbiamo lavorato con psicologi per mettere in atto un programma per aiutare i lavoratori che occupano quei ruoli specifici. Il programma comprende formazione e sostegno». Secondo la testimonianza del moderatore, però, da parte di Facebook non sarebbe però stata offerta alcuna consulenza obbligatoria, ma solo su richiesta.

In sostanza, il supporto della società sarebbe stato meno forte di quello di altre organizzazioni in caricate di valutare contenuti sensibili, come la Internet Watch Foundation (Iwf) nel Regno Unito e il National Center for Missing Exploited Children (Ncmec) negli Usa.

(Foto da archivio Ansa. Credit: Lukas Schulze / dpa)

Share this article