Le 20 leggi che possono rendere più felice il tuo cane (e il tuo gatto)

21/05/2017 di Donato De Sena

Non solo regole per le persone. Tra le migliaia di disegni di legge presentati in Parlamento da deputati e senatori da inizio legislatura (circa 4.500 a Montecitorio e 2.800 a Palazzo Madama) sono spuntate anche centinaia di proposte dedicate alla tutela dei diritti e del benessere degli animali. Gli amici a quattro zampe rivestono infatti oggi un ruolo importante nella vita di buona parte della popolazione (secondo una recente stima sarebbero 7 milioni i cani e circa 7,5 milioni i gatti che vivono nelle nostre case) e la politica dimostra di avere una particolare sensibilità alle esigenze loro e dei loro proprietari. Purtroppo però, raramente le iniziative dei parlamentari si trasformano in legge. Abbiamo dunque selezionato 20 proposte finora ignorate che potrebbero migliorare la vita degli animali di affezione, spesso considerati dei veri e propri membri della famiglia: dalla tutela del benessere in Costituzione fino all’esenzione Iva per le spese veterinarie. Passando per le pene più severe per chi li maltratta e l’istituzione di un Garante dei loro diritti.

LEGGI ANIMALI, ECCO 20 PROPOSTE IN PARLAMENTO

1. La tutela del benessere in Costituzione. Una maggior tutela del benessere degli animali è innanzitutto possibile attraverso una modifica della Costituzione. L’idea è della deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla, ex ministro, certamente la parlamentare più attiva nella presentazione di iniziative animaliste, che propone una modifica all’articolo 9. Oggi sulla Carta si legge: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Il secondo comma potrebbe diventare: «Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione, l’ambiente e la biodiversità, promuove il benessere degli animali in quanto esseri senzienti» (pdl n. 306). La proposta fa riferimento ad un’esigenza di riconoscere agli animali lo status di «esseri senzienti» dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

2. Lo stato di famiglia. Per milioni di italiani, cani e gatti, e non solo loro, sono a tutti gli effetti dei membri della famiglia. Sei deputati di Forza Italia, primo firmatario Paolo Russo, hanno presentato una proposta di legge riguardante l’indicazione degli animali di affezione nelle certificazioni relative allo stato di famiglia. L’idea è fattibile. L’ostacolo da superare solo tecnico: il trasferimento dei dati dell’anagrafe canina, di gestione regionale, sullo stato di famiglia del proprietario o adottante dell’animale. Se un simile disegno diventasse legge, spiegano i proponenti, ci sarebbe un aggiornamento più rapido dell’anagrafe canina, verrebbero creati i presupposti per giungere ad un’anagrafe nazionale, e, tra l’altro, sarebbe anche più facile individuare la responsabilità del proprietario in caso di evento dannoso (pdl n. 3440).

3. I cimiteri. Attualmente i proprietari di cani o gatti, dopo la morte degli animali che hanno considerato come componenti della famiglia, sono costretti a lasciarli al veterinario per la cremazione. O a rivolgersi all’Asl, che può autorizzare i proprietari, quando la morte non sia connessa a malattie infettive, la sepoltura in un terreno che abbia specifiche caratteristiche. Anche in questo caso le regole possono cambiare da regione a regione e da comune a comune. Una proposta di legge della deputata di Forza Italia Elvira Savino mira a «garantire a tutti coloro che hanno convissuto con un animale di affezione di rendere onore agli amici scomparsi, di riservare loro un’ultima attenzione e di mantenerne un ricordo tangibile: una ‘cuccia per l’eternità’, cercando un cimitero per gli animali». La creazione di spazi dove vengano conservati i resti degli animali, si spiega, «è una necessità anche dal punto di vista igienico-sanitario» perché ad oggi «non esistono criteri e modalità di sepoltura per gli animali di affezione che garantiscano, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, l’igiene pubblica» (pdl n. 823). I resti sono spesso abbandonati, in assenza di una disciplina, nel primo luogo a disposizione. Talvolta anche poco distanze da scuole e abitazioni. La proposta, dunque, indica i principi fondamentali a quali le regioni dovrebbero poi adeguarsi per la gestione delle strutture, comunali o private.

4. Il pronto soccorso gratuito in ogni zona. In Parlamento c’è una proposta di legge in materia di tutela degli animali, presentata dal deputato Antonio Matarrelli di Possibile, che prevede l’assistenza sanitaria gratuita e l’istituzione da parte delle Regioni nell’area di competenza di ogni azienda sanitaria locale «di almeno un pronto soccorso veterinario, totalmente gratuito, dotato delle attrezzature e del personale specializzato, atto a fronteggiare le situazioni di emergenza e tutti i casi in cui si renda necessario un intervento tempestivo per la tutela degli animali» (pdl n. 4114). Oggi i costi degli interventi che la Regione demanda ad Asl e Comuni sono a carico dei proprietari.

5. Il divieto di vendita ambulante. La stessa proposta di legge prevede anche il «divieto di svolgere attività di commercio ambulante di animali». Un divieto, ad oggi, vigente solo in alcune regioni.

6. Il servizio sanitario gratuito. Altra idea finita agli atti del Parlamento per le cure di cani e gatti è quella di un servizio sanitario veterinario convenzionato, gratuito, per determinate categorie bisognose di tutela. Una proposta di legge della Camera firmata da tre onorevoli Pd, prima firmataria Daniela Sbrollini, e un’altra depositata dalla deputata di FI Brambilla, prevedono un servizio per gli animali «i cui proprietari, per motivi di reddito, risultino già esenti dal pagamento delle spese del Servizio sanitario nazionale; i cani e i gatti ospitati in strutture gestite da organizzazioni di volontariato: i cani di quartiere impiegati nella pet therapy; i gatti delle colonie feline» (pdl n. 590 e 315)

7. L’inasprimento delle pene per maltrattamento e uccisione. Numerose le iniziative per inasprire pene e ammende per l’uccisione e il maltrattamento. Vale la pena segnalare una della Brambilla riguardante modifiche al codice penale e di procedura penale per l’integrazione e l’armonizzazione della disciplina in materia di reati (pdl n. 3005), che chiede di aumentare fino a 4 anni di reclusione le pene per il maltrattamento e l’uccisione di animali: precisamente da 6 mesi a 4 anni per il maltrattamento (oggi da 3 a 18 mesi) e da uno a 4 anni per l’uccisione (oggi da 4 mesi a 2 anni). Un altro disegno di legge, sottoscritto da due senatrici ex M5S, Monica Casaletto e Ivana Simeoni, arriva a chiedere per l’uccisione una pena da uno a 5 anni e per il maltrattamento l’aumento della multa prevista fino a 40mila euro, oggi 30mila (ddl n. 2596). Una strada diversa è infine quella indicata dalla senatrice del Pd Silvana Amati, che chiede di inasprire le pene nel codice penale raddoppiandole laddove i comportamenti delittuosi (la morte cagionata per crudeltà e senza necessità, maltrattamenti, sevizia) vangano commessi dalle categorie professionali: da «un medico veterinario, oppure allevatore, operatore educatore, istruttore di animali munito di patentino o diploma che ne attesti la qualifica riconosciuta a livello nazionale, o iscritto ad associazioni di categoria» (ddl n. 1358).

8. Le sevizie sessuali tra i maltrattamenti. È una proposta di legge singolare quella presentata da sette deputati del Movimento 5 Stelle riguardante il «maltrattamento di animali mediante il compimento di atti di carattere sessuale o la realizzazione di spettacoli ed esibizioni pornografiche». L’iniziativa parlamentare, spiegano i proponenti, «affronta una tematica delicata e forse poco nota all’opinione pubblica: la bestialità o zooerastia, il compimento di atti sessuali con animali da parte di essere umani», una pratica che viene descritta come «abbastanza diffusa». L’obiettivo è quello di «inserire tra i maltrattamenti costituenti reato anche quelli riguardanti le sevizie sessuali» e di «inserire tra gli spettacoli costituenti reato anche quelli che prevedono rapporti sessuali tra animali e esseri umani, integrando e superando l’impostazione attuale racchiusa nella fattispecie di atti osceni in luogo pubblico» (pdl n. 2548).

9. I centri di accoglienza per le vittime di reato. Un disegno di legge piuttosto firmato da 18 senatori di diversi gruppi, prima firmataria la Democratica Monica Cirinnà, prevede, oltre a varie modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di delitti contro gli animali, l’istituzione sul territorio nazionale di centri di accoglienza di animali vittime di reato (ddl n. 1859). L’istituzione dei centri dovrebbe avvenire anche utilizzando, su ordine del Prefetto, strutture già esistenti. Identica richiesta viene avanzata alla Camera dalla deputata Brambilla (pdl n. 3005).

10. L’aumento delle ammende per l’abbandono di animali. In Parlamento c’è anche un gruppo trasversale che vuol intervenire per fermare il fenomeno dell’abbandono degli animali innalzando sensibilmente le ammende previste. Ad esempio una proposta agli atti della Camera del deputato di Civici e Innovatori Salvatore Matarrese, prevede modifiche al codice penale per passare dall’ammenda da 1.000 a 10.000 (è previsto anche l’arresto fino a un anno) a quella da 2.000 a 20.000. Viene chiesto poi di introdurre una seconda pena accessoria: l’«obbligo per il condannato di provvedere al soggiorno e al sostentamento alimentare e sanitario dell’animale presso un’adeguata struttura pubblica o privata fino al successivo affidamento» o il «divieto di detenzione di qualsiasi animale per un periodo di due anni» (pdl n. 3863). Un disegno di legge delle senatrici ex M5S Monica Casaletto e Ivana Simeoni arriva a chiedere (oltre all’arresto fino a un anno) una sanzione più elevata, da 3.000 a 25.000 euro.

 

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11. Il divieto di utilizzo di esche e bocconi avvelenati. Un’ordinanza del Ministero della Salute più volte rinnovata, ha affrontato il divieto di utilizzo e di detenzione di esche e bocconi avvelenati risultando utile a ridurre l’incidenza degli spiacevoli episodi di avvelenamento di animali e individuare i responsabili. Alcune Regioni, come Toscana, Umbria e Puglia, si sono dotate anche di una legge ad hoc, riuscendo a prevenire e contrastare efficacemente il fenomeno. Una proposta di legge presentata dalla deputata di Possibile Beatrice Brignone punta però ad una legge nazionale che «rafforzi i contenuti dell’ordinanza, ne standardizzi le procedure e le uniformi nel territorio nazionale e stabilisca sanzioni penali e amministrative per i trasgressori» (pdl n. 3718). L’ordinanza del Ministero ha una validità di 12 mesi.

12. L’unità per i randagi. Una particolare attenzione tra gli atti depositati in Parlamento spunta anche per il randagismo. Su questo aspetto vale la pena segnalare una proposta di legge depositata da cinque deputati M5S (tre dei quali nel frattempo fuoriusciti dal partito di Grillo), primo firmatario Walter Rizzetto, punta a rendere più efficiente il servizio di pronto soccorso veterinario attraverso l’istituzione da parte delle Regioni e delle province autonome negli ambiti di rispettiva competenza presso le Asl di «un’unità operativa per il benessere degli animali di affezione e il randagismo» (pdl n. 2360).

13. Il numero telefonico nazionale. La stessa proposta di legge prevede poi l’istituzione di «un numero unico telefonico di pronto soccorso veterinario attivo ventiquattro ore su ventiquattro». Un 112, 113 o 115 dedicato esclusivamente agli animali.

14. Il divieto di detenzione alla catena. Un cane o qualsiasi altro animale se libero di muoversi è certamente più felice. Il divieto di detenzione alla catena dunque può essere una soluzione efficace per garantire un maggiore benessere. Una delle tante proposte di legge presentate dalla Brambilla si occupa proprio di questo. Si prevede in capo al detentore, anche temporaneo, di un animale di affezione «il divieto di utilizzo della catena e di qualunque altro strumento di costrizione simile atto a provocare brutali e inutili sofferenze». Tale divieto, si spiega, «già previsto in alcune regioni, diviene così operativo nell’intero territorio nazionale». È già previsto ad esempio in Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Lombardia. Si immagina, per chi viola le disposizioni, una sanzione amministrativa da 2.000 a 10.000 euro (pdl n. 1507).

15. Gli standard minimi di detenzione. Altra soluzione per migliorare la vita di cani e gatti è considerata la definizione di precisi standard minimi di detenzione degli animali. Una proposta di legge firmata dalle deputate Brambilla e Pina Castiello individua responsabilità e doveri de detentore e divieti e prescrizioni. Oltre al divieto di abbandono si prevede, ad esempio, il divieto di utilizzo di animali con ruoli attivi nella pratica dell’accattonaggio, quello di vendere animali a minorenni, quello di organizzare, promuovere o anche solo assistere a combattimenti. Viene inoltre vietata detenzione di un animale per un periodo di 5 anni a chiunque sia stato riconosciuto colpevole del reato di maltrattamento e crudeltà. Le sanzioni oscillano dai 5mila ai 50mila euro (pdl n. 801).

16. L’affido in caso di morte del detentore. Qualcuno ha pensato anche a chi affidare cani e gatti in caso di morte del proprietario o detentore. Un’altra proposta di Brambilla e Castiello intende colmare un vuoto normativo: la legge eviterebbe che gli amici a quattro zampe siano privati dell’affetto del padrone. Con l’introduzione di un articolo nel codice civile «viene previsto che in caso di decesso del proprietario o detentore di un animale di affezione, il curatore, previo assenso dell’erede e del legatario onerato, sentiti tutti gli eredi e i legatari e previo assenso del tribunale, ne attribuisca entro le 24 ore la custodia temporanea, fino alla devoluzione definitiva, all’onerato o, in mancanza, a chi ne faccia richiesta potendo garantire il suo benessere» (pdl n. 796).

17. I parchi. Ancora l’ex ministra Brambilla ha proposto, per migliorare la qualità della vita nei centri urbani, compresa quella di animali, una specifica legge con disposizioni per la realizzazione di parchi per bambini e anziani accompagnati dai loro amici a quattro zampe. L’allestimento, l’organizzazione e gestione dei parchi e dei servizi verrebbe affidata ai Comuni, con la collaborazione di associazioni culturali e animaliste, incaricate, tra le altre cose, della realizzazione di strutture ludico-ricreative per cani (pdl n. 450). Questo tipo di iniziative sono oggi regolate, laddove regolate, a livello comunale o regionale. E ovviamente non in tutto il territorio nazionale.

18. Il Garante dei diritti. In alcuni disegni di legge di Camera e Senato viene lanciata la proposta di istituzione del Garante dei diritti degli animali. A Montecitorio tre deputati M5S (una nel frattempo fuoriuscita), primo firmatario Paolo Nicolò Romano, l’hanno sostenuta ricordando che in alcune zone del nostro Paese «persistono situazioni di palese degrado e illegalità che si concretizzano in realtà quali canili lager, combattimenti di cani randagi, traffico illegale di animali e alti livelli di abbandoni e di denunce per maltrattamenti di animali che impongono una seria riflessione». Il Garante, dunque, sarebbe dunque «una figura di alto profilo istituzionale che, qualora si palesi la necessità di una corretta applicazione della normativa nazionale ed europea in materia di tutela e benessere degli animali, prevede all’effettuazione di controlli e, se necessario, interviene direttamente nell’attività degli enti, istituzioni e soggetti pubblici e privati che operano per ragioni di profitto o no, con e sugli animali». Il Garante avrebbe anche il compito di segnalare al governo e al Parlamento iniziative legislative per migliorare la normativa in vigore in materia di diritti degli animali e la sua applicazione, o promuovere campagne di informazione o sensibilizzazione (pdl n. 1237). Un disegno di legge di sei senatori Pd, prima firmataria Manuela Granaiola, immagina un Garante «con rappresentanze su tutto il territorio nazionale a livello statale, regionale, provinciale e comunale», istituito per «promuovere la tutela e la salvaguardia dei diritti degli animali attraverso il potenziamento e il coordinamento delle azioni svolte dalle pubbliche amministrazioni, dalle regioni e dagli enti locali e dalle associazioni o volontarie» (ddl n.152). Insieme al Garante potrebbe nascere anche una Conferenza nazionale dei diritti degli animali, composta dal Garante e da tutti uffici istituiti sul territorio.

19. Il Fondo nazionale per la tutela dei diritti. Insieme al Garante, la proposta dei senatori Pd prevede anche l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio di un Fondo nazionale per la tutela dei diritti degli animali. Il Fondo dovrebbe essere finanziato con il prelievo del 5 per cento sulle vincite non riscosse dei concorsi a pronostici, da finanziamenti Ue e donazioni pubbliche e private.

20. L’esenzione Iva. Curare un cane o un gatto significa anche sostenere dei costi. E nei disegni di legge presentati nel corso della legislatura non mancano le iniziative per alleggerire le spese dei padroni destinate agli amici a quattro zampe. Un’altra proposta della Brambilla riguarda l’esenzione dall’Iva per le prestazioni veterinarie e di trasporto di animali in stato di necessità. Nella relazione che introduce gli articoli vengono ricordate le posizioni di Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) e Oie (Organizzazione mondiale della sanità animale), che, si spiega, «identificano la salute in modo unitario» (sia che riguardi gli esseri umani sia che riguardi gli animali). Oms e Oie, si legge, «hanno posto in evidenza come più del 60 per cento delle malattie che colpiscono l’uomo sono causate da patogeni zoonosici, cioè trasmessi da animali, domestici o selvatici». Di conseguenza «la prevenzione delle malattie negli animali è fondamentale per proteggere la salute animale». E dunque si propone l’esenzione dal pagamento dell’Iva «di tutte le spese connesse alle necessità sanitarie e diagnostiche, nonché delle prestazioni di ricovero e cura rese da cliniche veterinarie in favore di animali legalmente registrati» (pdl n. 2880). Nella proposta il costo stimato dell’esenzione è di 15 milioni di euro l’anno.

(Foto da archivio Ansa. Credit: Alessandro Di Ciommo via ZUMA Wire)

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