Cosa ci hanno detto gli 007 sul traffico di migranti nel Mediterraneo

04/05/2017 di Donato De Sena

Parlando del caso del presunto legame tra ong e criminali libici (accusa mossa dal pm Carmelo Zuccaro) pochi giorni fa Matteo Salvini ha parlato dell’esistenza di un dossier dei servizi segreti italiani che certificherebbe i «contatti tra trafficanti, malavita, scafisti e alcune associazioni». «Se esiste questo dossier, ed è in mano al presidente del Consiglio Gentiloni e il premier lo tiene nel cassetto – sono state le parole del leader della Lega Nord – sarebbe una cosa gravissima. Se esiste lo renda pubblico a tutti gli italiani e lo dia al Procuratore capo di Catania».

 

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Salvini è stato subito smentito da Copasir e in particolare da un parlamentare del suo stesso partito. Il senatore leghista Giacomo Stucchi, che del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica è presidente, ha chiarito: «Con riferimento alle notizie circolate circa l’esistenza di un rapporto predisposto dai servizi segreti italiani e attestante rapporti tra scafisti e ong per il controllo del traffico dei migranti nel Mediterraneo dopo le verifiche del caso, alla luce di informazioni assunte, ritengo corretto evidenziare come tali notizie risultino prive di fondamento». Insomma, stando a quanto riferisce l’organo di controllo parlamentare sull’operato dei nostri 007, la tesi di Zuccaro e Salvini non ha motivo di essere.

TRAFFICO MIGRANTI, MODALITÀ

Ciò non toglie che ci siano documenti nei quali l’intelligence parla di traffico di uomini e del trasporto di migranti nel Mediterraneo. È il caso dell’ultima relazione annuale al Parlamento, relativa al 2016, sulla politica dell’informazione per la sicurezza. Nel rapporto presentato il 27 febbraio scorso a Palazzo Chigi dal premier Paolo Gentiloni e dal capo dell’intelligence Alessandro Pansa si parla, per quanto concerne le «organizzazioni criminali coinvolte nel fenomeno migratorio irregolare», di «accresciuta» competitività dei trafficanti internazionali. Un salto di qualità che sarebbe avvenuto, spiega la relazione sull’attività di Aise e Aisi, grazie alla capacità di:

cooperare secondo criteri di specializzazione, formando network dinamici e transnazionali;

esercitare un controllo capillare del territorio di riferimento, avvalendosi, all’occorrenza, di collusioni a livello locale che garantiscono sia il transito sia il supporto logistico dei migranti nelle aree di raccolta e di imbarco;

monitorare le politiche di contrasto e di accoglienza adottate dai Paesi europei, ponendo in essere contromisure rapide e imprevedibili e fornendo, anche via internet, informazioni di tipo logistico e “promozionale” ai migranti.

TRAFFICO MIGRANTI, CONTRASTO

Sul fronte del contrasto, invece, gli 007 italiani spiegano che l’attività informativa sulle organizzazioni criminali attive sulle diverse rotte del Mediterraneo, accompagnata dallo sviluppo della collaborazione internazionale d’intelligence, è stata volta soprattutto a:

svelare dinamiche e caratteristiche dei diversi sodalizi criminali quali i principali hub di raccolta, le rotte di trasporto marittimo, la tipologia dei natanti, le modalità di consegna dei migranti;

identificare i vertici delle principali organizzazioni, le relative reti di supporto e gli eventuali collegamenti in territorio nazionale;

tracciare i canali di movimentazione dei flussi finanziari e le correlate modalità di impiego, anche con riguardo alla possibile gestione “congiunta” di più attività illecite (traffico di esseri umani, narcotraffico, pirateria, contrabbando, prostituzione e, non ultimo, terrorismo).

TRAFFICO MIGRANTI, SICUREZZA

Non mancano i riflessi sulla sicurezza. Il traffico di migranti – è la preoccupazione dei nostri servizi contenuta nel rapporto – «può favorire, in aree caratterizzate da diffusa instabilità, l’interazione tra attori criminali ed espressioni dell’islamismo più radicale che condividono il locale controllo del territorio e le opportunità di autofinanziamento». Esiste, dunque un rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori. «È significativo – si legge ancora nella relazione – che due dei responsabili degli attentati di Parigi nel novembre 2015 abbiano raggiunto l’Europa sfruttando l’ondata di migranti che ha attraversato in quel periodo la dorsale balcanica». Per quanto riguarda i flussi dal Nord Africa, invece, «a fronte delle ripetute segnalazioni di minaccia sul possibile transito di estremisti in area Ue attraverso la rotta libica, non sono emerse univoche indicazioni sull’esistenza di una strategia, riferibile a Daesh o ad altre organizzazioni terroristiche, intesa all’invio sistematico di propri operativi in Europa attraverso il canale dell’immigrazione clandestina via mare». Si tratta comunque di un’ipotesi che viene costantemente e continuamente vagliata.

(Foto: ANSA / ALESSANDRO DI MEO)

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