Alitalia, cosa succede dopo il referendum

25/04/2017 di Redazione

Cosa succede ad Alitalia dopo il referendum che ha bocciato il piano di salvataggio della compagnia aerea? Il successo del fronte della protesta guidato da piloti e hostess (circa il 67% di contrari all’accordo che prevedeva tagli al costo del lavoro) apre la strada al commissariamento dell’azienda. Oggi il cda prenderà atto del risultato del voto (al quale ha partecipato l’87% dei dipendenti, oltre 10mila votanti) e chiederà al governo la nomina di un commissario straordinario, che dovrebbe poi accompagnare Alitalia verso la vendita.

 

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ALITALIA, COSA SUCCEDE DOPO IL REFERENDUM

È probabile l’acquisto da parte dei tedeschi di Lufthansa. Ma non sono esclusi altri scenari. Scrive Alessandro Barbera sul quotidiano La Stampa:

Questa volta però le troppe sigle Alitalia non potranno porre i veti che nella primavera del 2008 fecero scappare da Roma l’allora amministratore delegato di Air France-Klm Jean Cyril Spinetta, disgustato dall’arroganza con cui i leader tentarono di imporgli un piano di salvataggio diverso da quello immaginato. Ammette una fonte di governo sotto la richiesta di stretto anonimato: «Se oggi dicessimo agli italiani che Alitalia deve fallire riceveremmo più applausi che fischi». Se ciò non avverrà, è solo perché in ballo ci sono dodicimila posti di lavoro, un pezzo di traffico aereo italiano e conseguenze politicamente più gravi dei soldi pubblici che in ogni caso lo Stato dovrà sborsare per gestire i nuovi licenziamenti. A Fiumicino c’è già il nome di colui che dovrebbe occuparsi della delicatissima faccenda: si tratta del commercialista romano Enrico Laghi, già commissario all’Ilva.

Anche Repubblica parla di Enrico Laghi come possibile commissario. Scrive Lucio Cillis:

Un percorso segnato che porta dritti alla scomparsa e allo spezzatino della compagnia e non, come forse sperava qualcuno tra i dipendenti pronti a combattere in trincea, ad un piano B che nessuno ha voglia di mettere in scena. L’unico piano possibile sembrerebbe un via libera a compagnie straniere pronte e disposte a farsi carico delle rotte da e per l’Italia che (con fatica) Alitalia ancora copre. Ma non c’è da essere allegri visto che da oggi negli scali su cui opera il vettore potrebbero andare in scena proteste e manifestazioni. Qualcuno però affaccia una soluzione diversa. Vista la delicatezza del momento e del settore che oltre ai dipendenti di Alitalia conta su un indotto che da lavoro ad almeno altre 8mila famiglie, si ipotizza un tentativo in extremis a Palazzo Chigi, con azionisti e sindacati pronti a limare per l’ultima volta il documento che ha fatto imbestialire i dipendenti.

Un tentativo, quest’ultimo, dalle flebili speranze.

«Rammarico e sconcerto per l’esito del referendum Alitalia che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia», hanno dichiarano stamane in un comunicato congiunto i ministri dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio e del Lavoro Giuliano Poletti. «A questo punto l’obiettivo del Governo, in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci di Alitalia, sarà quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori».

(Foto: ANSA / TELENEWS)

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