Tutti i fallimenti in un unico museo. Che ci ricorda le lasagne della Colgate

Oggetti sepolti nel dimenticatoio e che la coscienza collettiva si rifiuta categoricamente di far tornare a galla. Il 7 giugno, a Helsingborg una cittadina della Svezia, verrà inaugurato il primo Museo del Fallimento e sarà visitabile tutti i giorni dal martedì al sabato. L’idea è dello psicologo Samuel West, appassionato di idee assurde e del loro sviluppo all’interno della società. L’esposizione, unica al mondo, metterà in fila una serie di cimeli che tutti noi abbiamo visto almeno una volta e che abbiamo immediatamente rimosso. Una sorta di luogo a perenne memoria di ciò che non si deve fare.

IL MUSEO DEL FALLIMENTO, UNA GALLERIA DI PRODOTTI INUTILI

Come la lasagna bolognese firmata Colgate. La nota marca di dentifrici, negli anni Ottanta, si era fatta prendere la mano dall’esplosione dei cibi surgelati. E aveva proposto al grande pubblico, disorientato da questa scelta, un primo piatto da gustare dopo un rapido passaggio al forno. Cosa c’entravano le lasagne con il dentifricio? E perché un’azienda leader nel settore della pulizia dei denti era interessata a entrare nel mercato dello junk-food? Un mistero difficilmente spiegabile.

Ma le lasagne sono soltanto un simbolo emblematico. Tra gli scaffali del Museo del Fallimento trovano spazio alcuni modelli assurdi di cellulari (come il Nokia N’Gage, pensato per gli appassionati dei videogame) e profumi dall’aroma improbabile come quello all’essenza di Harley Davidson. Inoltre, alcuni pezzi della collezione ci fanno pensare che magari, dietro a un fallimento, c’è solo una scelta sbagliata o una previsione errata: pensate al gioco da tavola di Donald Trump, una sorta di monopoli venuto male. Chi avrebbe potuto immaginare che, qualche decennio dopo, invece di conquistare caselle, il suo protagonista si sarebbe trovato a decidere le sorti del pianeta come leader del mondo libero?

Il Museo del Fallimento, insomma, è una sorta di micro-cosmo, che ci mostra come sarebbe stata la nostra vita se alcune idee fossero state vincenti. E a vedere alcune immagini di oggetti più che vintage, si potrebbe affermare che non ne avevamo davvero bisogno.

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