Donald Trump dice addio al populismo

13/04/2017 di Andrea Mollica

Donald Trump è stato il campione indiscusso del populismo nel 2016. Il presidente americano ha vinto le primarie repubblicane e poi le elezioni federali grazie a un programma di radicale contrasto allo status quo difeso dall’establishment incarnato dall’amministrazione Obama. Dialogo con Putin invece che tensioni, contrasto alla Cina nella politica commerciale, aperta critica a due pilastri dell’ordine liberale dell’Occidente post seconda guerra mondiale come l’UE e la Nato, no al libero scambio e sì ai dazi, lotta all’immigrazione irregola e stop all’accoglienza ai migranti, ostilità aperta alle politiche monetarie non convenzionali delle banche centrali come la Federal Reserve e la Bce. Posizioni che avevano reso peculiare la campagna di Donald Trump, apprezzato in Europa dai partiti non tradizionali, spesso inglobati erroneamente nel calderone populista. L’inizio disastroso della presidenza, caratterizzato dai più bassi valori di approvazione mai osservati nei primi mesi di mandato dai sondaggisti, stanno spingendo The Donald su posizioni mainstream, da repubblicano tradizionale. La rottura più netta con la campagna elettorale è avvenuta sulla politica estera. In rapida sequenza, dopo l’attacco alla Siria, Trump ha rimarcato come la Nato non sia più un’istituzione obsoleta da superare, distanziandosi sempre di più dalla Russia di Vladimir Putin. Un’ulteriore svolta è avvenuta sulla Cina. Dopo aver criticato Pechino per mesi per le sue manipolazioni valutarie che danneggiano l’economia americana, l’incontro tra Donald Trump e Xi Jinping ha riportato il sereno tra le due maggiori potenze planetarie. Come confermato dall’apertura tracciata dal presidente Usa sul Wall Street Journal. Simile cambiamento si nota sulla Federal Reserve: intervistato dal foglio finanziario più autorevole della stampa Usa Trump non ha escluso un secondo mandato per l’attuale presidente della Federal Reserve, Janet Yellen. Da candidato alla Casa Bianca The Donald aveva speso criticato la politica monetaria della Fed, guidata dalla democratica Yellen. La svolta programmatica è seguita al fallimento della riforma sanitaria e al blocco del divieto di ingresso per i musulmani deciso dalla magistratura federale. Provvedimenti, specie il secondo, spinti da Steve Bannon. L’ex direttore di Breibart News appare sempre più marginale nella Casa Bianca di Trump, e sta perdendo lo scontro col genero del presidente Jared Kushner, che spinge per una politica più moderata e distante dal sovranismo nazionalista e dal populismo favorita da Bannon.

Foto copertina: Ron Sachs/CNP/ABACAPRESS.COM

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