Il Milan cambia faccia, arrivata la firma. Tutte le tappe che hanno portato al closing

Una storia che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Il passaggio di proprietà, il famoso closing del Milan è avvenuto oggi, con la firma del notaio di fiducia della Fininvest, che ha dato il via alla cessione della società dopo trent’anni di dirigenza di Silvio Berlusconi. Un accordo sudato, che ha visto momenti di grande tensione tra le varie parti interessate e che ha fatto sudare freddo i tifosi. L’ex cavaliere ha sempre cercato di affidare quella che ritiene una “sua creatura” in buone mani e alcuni dubbi sulla tenuta del fondo di investimento lo hanno portato a chiedere maggiori garanzie.

Questa mattina, negli uffici di piazza Belgioioso a Milano c’erano quasi tutti i protagonisti. Mancava il frontman della cordata, Yonghong Li, che ha mandato avanti i suoi uomini di fiducia. Ma nello studio c’erano tutti i rappresentanti della Fininvest, Adriano Galliani e l’amministratore delegato in pectore della nuova società Marco Fassone. Il passaggio, che entrerà nella storia del club, è avvenuto intorno all’ora di pranzo. Ma la storia del closing del Milan inizia molto prima dell’arrivo di cinesi ed è fatta di strette di mano con broker thailandesi, colossi dell’e-commerce e misteriose cordate dietro cui si nascondevano famosi procuratori del calcio.

LE PRIME TRATTATIVE PER UN PASSAGGIO DI PROPRIETÀ DEL MILAN

Il Milan cercava un nuovo proprietario già a partire dal 2015. Berlusconi sembrava averlo individuato in mr. Bee Taechaubol, emissario di un gruppo di investimento che avrebbe voluto rilevare il 48% della proprietà. Ci furono anche ampie dichiarazioni di stima, fotografie di rito con la maglia rossonera, visite ufficiali. Ma, alla fine, una grave divergenza sulla futura gestione del Milan fece saltare tutto. A quel punto, si inserirono nella trattativa altri soggetti: prima il colosso delle vendite online Alibaba, poi una cordata di investitori cinesi, guidata dal manager Nicholas Gancikoff, che aveva messo sul piatto 730 milioni di euro per il 100% della società. Infine, una seconda cordata cinese, dietro cui c’era il famoso procuratore di calciatori Jorge Mendes, provò a inserirsi all’ultimo momento.

LA SINO EUROPE SPORTS E LA TRATTATIVA PER IL CLOSING

Ma alla fine, il vero colpo lo ha messo a segno una terza cordata cinese, la Sino Europe Sports, guidata dal manager Yonghong Li, che ha agito sempre in segreto e che è stata l’unica a convincere Fininvest sulla bontà dell’investimento. A un certo punto, vista la riservatezza che ha sempre circondato i futuri proprietari del Milan, si sono addirittura diffuse leggende sulla loro vera identità. Quando, però, sono arrivati i primi soldi, i pettegolezzi si sono placati. O, meglio, si sono spostati su altri fronti.

I PRIMI SOLDI ENTRANO NELLE CASSE DI FININVEST

Il 5 agosto 2016 vengono versati i primi 15 milioni dei 520 totali. Si tratta della prima tranche di una caparra iniziale di 100 milioni (versata correttamente entro il 6 settembre). Una cifra che fece discutere: fu quella messa a disposizione di Adriano Galliani per portare avanti il mercato estivo più economico della recente storia del Milan. Molti parametri zero e molti prestiti, per mettere insieme una squadra che, comunque, ha iniziato il campionato costantemente nelle prime cinque posizioni della classifica.

Tra la prima caparra di 100 milioni di euro e la seconda, passano più di tre mesi e mezzo. Il 13 dicembre, con un piccolo ritardo di 24 ore, entrano nelle casse di Fininvest altri 100 milioni. Qualcuno storce il naso, perché vorrebbe subito chiarezza e una nuova società che possa far sognare i tifosi del Milan. Ma il ritardo nel closing viene giustificato dai nuovi investitori con l’imminenza della finale di Supercoppa italiana: «È un traguardo che ha raggiunto la vecchia società, è giusto che siano loro a giocarsela». Prima di Natale, il Milan fece l’ultimo regalo al suo storico presidente Berlusconi e a tutta la dirigenza, battendo la Juventus e sollevando il trofeo nella notte di Doha.

CLOSING MILAN, PREOCCUPANTI SLITTAMENTI DEL TRA MARZO E APRILE

Sembra tutto fatto, eppure iniziano a sorgere i primi problemi. Il closing, che doveva chiudersi entro i primi giorni di marzo, slitta, una settimana dopo l’altra. Si parla di difficoltà nello spostamento dei capitali, del fatto che alcuni investitori della cordata si siano tirati indietro, di intoppi di natura tecnica. Il mondo rossonero sembra perdere la pazienza e inizia a temere che tutta la vicenda sia stata una clamorosa truffa. Ancora una volta, a mettere a tacere le voci, sono i denari: nell’ultima settimana di marzo arrivano altri 100 milioni nelle casse di Fininvest. Si tratta della famosa terza rata che ha gettato il ponte definitivo verso il closing (inizialmente previsto per il 7 aprile e poi spostato al 13).

 

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CLOSING MILAN, DA CHI È FORMATA LA SOCIETÀ

In effetti qualcosa nella cordata è cambiato. Non si parla più di Sino Europe Sports, ma di un gruppo di investitori – guidati sempre da Yonghong Li – che adesso è tutelato dal fondo Elliott e che prende il nome di Rossoneri Lux. Gli statunitensi hanno garantito oltre 300 milioni di prestiti, 250 per completare il closing e ripianare i debiti societari e altri 50 per gli investimenti futuri. Una botte di ferro che ha spazzato via ogni ombra. E che catapulterà il Milan in una nuova era.

(FOTO:  ANSA / UFFICIO STAMPA FININVEST)

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