Si suicidò per i debiti con le banche, il perito: «Quell’imprenditore non doveva dare nulla»

07/04/2017 di Redazione

Si suicidò sparandosi alla testa perché schiacciato dai debiti. In realtà, secondo un perito, non doveva dare nulla alle banche. Anzi, erano gli istituti di credito a dovergli dare dei soldi, tra i 60 e i 200mila euro. È la storia di Giovanni Schiavon, imprenditore del settore edilizio, titolare di un’azienda di costruzioni con sede tra Padova e Vigonza, la Eurostrade 90, che si tolse la vita il 12 dicembre 2011 in un momento in cui era disperato per i conti in rosso. Non aveva liquidità per pagare i suoi dipendenti e in tasca neanche i soldi per un regalo di Natale. A distanza di 6 anni dal tragico gesto un perito sostiene che la situazione sarebbe dovuta essere diversa.

 

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IMPRENDITORE SUICIDA PER I DEBITI CON LE BANCHE, NON DOVEVA DARE NULLA

A raccontarlo è oggi il Corriere del Veneto in un articolo a firma di Roberta Polese. La famiglia dell’imprenditore ha citato in giudizio le due banche con cui Giovanni aveva conti aperti, la Cariveneto e l’Antonveneta:

Gli Schiavon accusano le banche di aver chiesto a Giovanni più del dovuto, di aver capitalizzato gli interessi facendoli aumentare a dismisura (anatocismo) e di aver superato la soglia di usura per la restituzione dei prestiti. La causa è iniziata nel 2013, lunedì 10 aprile il giudice si esprimerà anche basandosi su una consulenza tecnica d’ufficio che sembra lasciare pochi margini di interpretazione. Il consulente Gianluca Vindigni era chiamato dal giudice a rispondere ad una chiara domanda: era vero che Giovanni Schiavon era in debito nei confronti delle banche? La risposta, stando a quanto scrive il commercialista, è no. Anzi era vero il contrario: era Giovanni che avanzava soldi dalle banche. Il ricalcolo fatto sui conti correnti è stato fatto a più riprese in tre diverse perizie consegnate al giudice.

nell’ultima delle tre perizie il commercialista arriva a stabilire che nella peggiore delle ipotesi andavano restituiti a Schiavon 60mila euro, nella migliore 200mila. Come racconta ancora Polese sul Corriere del Veneto, una delle due banche avrebbe già offerto una transazione alla famiglia. Transazione però rifiutata.

(Foto: ANSA / GIORGIO ONORATI)

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