La Camorra cerca di bruciare un suolo confiscato, ma la gente si ribella

03/04/2017 di Redazione

“Ve ne dovete andare”: è stata questa la frase con cui due delinquenti, a bordo di uno scooter, hanno spezzato il silenzio nel quartiere di Chiaiano la scorsa notte. Il bersaglio del loro raid incendiario è stato il fondo rustico confiscato al clan Simeoli, che oggi è un punto di riferimento per tanti giovani provenienti da tutta Italia per condividere esperienze di legalità.

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COS’È FONDO RUSTICO “A. LAMBERTI”

A Chiaiano si trova il primo bene agricolo dell’area napoletana confiscato ed oggi gestito da un’associazione di lotta all’illegalità ed alla cultura camorristica denominata (R)esistenza. Esso è articolato in 14 ettari circa di vigneto e pescheto confiscato alla famiglia Simeoli (Nuvoletta) 13 anni fa. Oggi rappresenta un esemplare di eccellenza e di produttività perché è in quel luogo che la gente del napoletano ha ottenuto il primo riscatto contro chi negli anni ha accumulato beni e ricchezze in maniera illecita e con il prezzo del sangue delle persone. Ma lì la crociata non è finita neanche in seguito all’impegno dei tanti ragazzi che hanno finalmente scoperto nuovi percorsi culturali e di sensibilizzazione verso temi che spesso rappresentavano un tabù. Ecco perché negli anni non sono stati pochi i segnali intimidatori e le minacce subite da coloro che nel Fondo stanno mettendo la propria faccia e, soprattutto, il cuore: hanno rubato il trattore, hanno rotto i catenacci dei cancelli ed hanno tentato di marcare il territorio con altri piccoli gesti di vigliaccheria.

LE DINAMICHE DELL’INCENDIO

La puzza di bruciato ha subito allarmato gli abitanti di via Tirone, che si sono immediatamente uniti in segno di solidarietà verso quel lembo di terra. Quando è giunto sul posto Ciro Corona, punto di riferimento per la cooperativa (R)esitenza e per la gente del quartiere, il peggio era già stato scongiurato. A caldo, con la voglia di gridare e di scoppiare in lacrime dopo una folle corsa, Corona ha voluto esprimere la sua riconoscenza verso chi è uscito di casa per fare da scudo contro quell’atto di pura infamia: «Amici e persone di Chiaiano erano lì a spegnere quel fuoco ed a custodire il Fondo. La pioggia è stata sacrosanta e provvidenziale».

I DANNI E LA SOLIDARIETÀ DELLA CITTÀ

Stamattina, nel momento della conta dei danni, sono risultati danneggiati la casetta di legno con del liquido (acceleratore di combustione) ed un divano. A salvare la situazione, come rimarcato dallo stesso Corona, ci hanno pensato “i veri custodi del territorio, ovverosia i cittadini”: la loro imminente azione ha arginato le fiamme sul nascere. Fumo, puzza e tanta paura hanno poi lasciato spazio alla felicità.

(foto Sandro Ruotolo – Facebook)

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