Gli ultimi momenti di Dj Fabo

28/02/2017 di Redazione

Dj Fabo è morto a Pfaffikon, una cittadina a 20 chilometri da Zurigo, oltre 200 da Milano, dove ha sede una clinica della associazione Dignitas che permette il suicidio assistito a malati in gravissime condizioni. Nel suo ultimo viaggio che ha posto conclusione alla notte senza fine, come chiamava la sua vita dopo l’incidente in macchina che l’ha reso non vedente e tetraplegico, Dj Fabo è stato accompagnato da alcuni suoi amici e da Marco Cappato. Alla Stampa l’esponente dei Radicali racconta come sia stato particolarmente difficile portare Dj Fabo in macchina, visto che il musicista riusciva a respirare solo in una posizione particolare. Il viaggio in auto è stato preparato con cura, anche se Dj Fabo non ha potuto vedere nulla del paesaggio che scorreva attorno a lui.

È stato un viaggio al buio, in silenzio. Passata la frontiera a Chiasso, lui non ha potuto vedere questa primavera in anticipo, i trattori già al lavoro nei campi, i bambini in bicicletta, i laghi, le serre, le bestie al pascolo. Non ha potuto vedere niente. E niente ha detto. «Quando siamo arrivati, abbiamo dovuto sollevarlo in quattro per portato sul letto», dice ancora Marco Cappato.

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Il musicista ha ripetuto il suo nome, Fabiano Antonioni, per diverse volte prima di morire, all’infermiera che lo assisteva. Un morso ha assicurato la pressione del pulsante che gli ha iniettato la dose del farmaco che gli ha tolto la vita. Prima di morire Dj Fabo ha chiesto agli amici di indossare sempre una cintura di sicurezza in automobile, riferendosi in modo scherzoso ma serio all’incidente che gli ha distrutto l’esistenza. Nel suo ultimo dialogo con le persone che l’hanno accompagnato Fabo ha ricordato i momenti felici delle vacanze trascorse assieme.  Fabiano Antoniani faceva un’enorme fatica a parlare, a causa dei tubi piantati nella sua trachea per permettergli di respirare.

«Mi chiamo Fabiano Antoniani», ha detto all’infermiera. Poi ha morso il pulsante. Erano le undici e quaranta di mattina. Si è addormento dopo pochi minuti. La sua stanza era piena di luce. «Fabo adesso è libero» ha detto Marco Cappato. Ed era davvero un bel modo di chiamare la morte.

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