Chi ha scoperto davvero i sette pianeti simili alla Terra

23/02/2017 di Redazione

Michael Gillon è l’astronomo dell’università di Liegi che ha guidato la ricerca che ha portato alla scoperta dei sette pianeti simili alla Terra orbitanti attorno alla stella Trappist-1. L’annuncio è stato dato con grande enfasi dalla Nasa, l’agenzia federale statunitensi che si occupa di ricerca aero spaziale, ma il merito principale di questa scoperta è del team di ricercatori guidati da Gillon. Il nome della stella, Trappist-1, rivela la chiara origine belga della ricerca. La birra trappista è uno dei simboli del Paese nordeuropeo. Le tecniche di studio Speculoos sono stati chiamati così richiamando una tipologia di biscotti alla cannella particolarmente popolari in Belgio, un dolce tipico della festa di San Nicola. Michael Gillon e il suo team hanno scoperto un anno fa i tre pianeti orbitanti attorno alla stella Trappist-1, in una ricerca di esopianeti in cui è specializzato l’astronomo dell’università di Liegi. Gillon è uno scienziato con una storia personale particolare. Dopo aver completato i suoi studi superiori l’astronomo si è arruolato nell’esercito, facendo il militare fino all’età di 24 anni. Iscrittosi all’università di Liegi quando normalmente si completano gli studi, Michael Gillon si è laureato in biochimica e poi nel 2003 ha iniziato un dottorato in astrofisica.

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Dopo aver conseguito il dottorato nel 2006 ha lavorato presso l’Osservatorio di Ginevra, per poi tornare nel 2009 presso l’università di Liegi a dirigere la ricerca sui pianeti extrasolari. Michael Gillon è il coordinatore del progetto TRAPPIST, acronimo in lingua inglese che richiama la birra brassata dai monaci trappisti, che sta per Piccolo telescopio per pianeti e planetesimi in transito. Questo telescopio è collocato in Cile, presso l’osservatorio de La Silla, e ha permesso l’individuazione della stella poi chiamata Trappist-1. Stelle così piccole e fredde di solito non erano osservate dagli astronomi, ma grazie a TRAPPIST Gillon e l’università di Liegi, in collaborazione con quella di Ginevra, hanno deciso di studiare una sessantina di questi astri. Secondo l’astronomo belga le analisi chimiche potrebbero permettere la conoscenza di forme di vita sui sette pianeti orbitanti Trappist-1, ma solo visitandoli se ne avrebbe sicurezza. Un’impresa ovviamente impossibile, vista la distanza di 39 anni luce. Un anno luce equivale a poco meno di 10 miliardi di chilometri.

Foto copertina: Bruno Fahy/Belga via ZUMA Press

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