Valanga Hotel Rigopiano, il volontario che ha creduto all’allarme e ha fatto partire i soccorsi

26/01/2017 di Redazione

Si chiama Massimo D’Alessio ed è un volontario della Protezione Civile colui che mercoledì 18 gennaio, qualche ora dopo la valanga che ha spazzato via l’Hotel Rigopiano di Farindola, ha fatto partire i soccorsi, credendo all’allarme lanciato al telefono dal ristoratore Quintino Marcella (amico e datore di lavoro di Giampiero Parete, uno dei primi sopravvissuti). Massimo lavora per una ditta di trasporti a 40 km da Pescara ed è membro della Pc dal 2008 nel gruppo ‘Volontari senza frontiere’. Ha raccontato la sua esperienza in un’intervista al quotidiano La Stampa.

 

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VALANGA HOTEL RIGOPIANO, IL VOLONTARIO CHE HA FATTO PARTIRE I SOCCORSI

«Avevo appena finito il turno, mi avevano mandato alla golena nord del fiume Pescara per monitorarne l’esondazione. Proprio per questo motivo ero passato in questura e avevo dato il cellulare. Ma non dovevo essere io a ricevere quella telefonata, è stato un errore…», ha raccontato all’inviato della Stampa a Pescara Ilario Lombardo. La telefonata che ha fatto partire i soccorsi sarebbe stata ricevuta da D’Alessio alle 18.57. «La questura aveva il mio numero per le esondazioni. È una procedura standard: al 113 lascia il proprio numero chi si trova più vicino all’emergenza. Solo che nel mio caso l’emergenza era il fiume, non una valanga in montagna a chilometri di distanza. È stato bravo Quintino a insistere». Quintino Marcella – ha continuato il volontario della Protezione Civile – «gridava, era esasperato. Gli ho detto ‘aspetta un attimo, calmati, così non capisco’. Gli chiedo il nome e il cognome e cerco di tranquillizzarlo. Gli spiego che avevo necessità di avvisare almeno chi avevo intorno, non potevo certo dirgli che partivo subito io per il Rigopiano. Metto giù e chiamo il mio capo dei Volontari senza frontiere, Angelo Ferri che si attiva immediatamente, mentre io chiamo la prefettura» e «chiamo anche la questura e i carabinieri di Penne. Le registrazioni parlano chiaro». Le ha ascoltate in questura, dove è stato chiamato come testimone. Compresa una telefonata tra la sua compagna e Parete: «Urlava che si trovava lì ma non vedeva più l’hotel». E le procedure in Prefettura? «Noi della Protezione civile non diciamo mai ‘forse’, ‘non credo’ o cose così. Noi partiamo, subito», ha concluso.

(Immagine da account Twitter del Soccorso Alpino)

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