Inabili, inidonei e furbetti della 104: in Italia è boom di lavoratori imboscati

08/01/2017 di Redazione

Tra lavoratori giudicati inabili, altri inidonei e furbetti della legge 104 interessati a massimizzare il numero dei giorni di permesso in Italia è boom di imboscati. Lo racconta oggi un’inchiesta di Marco Ruffolo pubblicata su Repubblica, in cui vengono elecati alcuni singolari casi di dipendenti del settore pubblico che riescono senza fondate motivazioni ad evitare il lavoro per il quale è stato assunto. È una storia di legalità solo formale. È sacrosanto il dirtto ad assentarsi dal lavoro per assitere disabili o persone malate, o a cambiare mansione dopo un infortunio invalidante. Ma in tanti, troppi, nel nostro Paese, abusano del diritto grazie a discutibili autorizzazioni mediche.

 

LEGGI ANCHE > Cgia Mestre, nel 2017 meno tasse e più lavoro. Ma torneremo ai livelli pre-crisi solo nel 2024

 

LAVORATORI IMBOSCATI, I RUOLI VIETATI NELLA SANITÀ

L’inchiesta cita il caso (o meglio, la strana coincidenza) di 270 netturbini che a Palermo hanno esibito un certificato medico che gli vieta di spazzare le strade, della metà del personale sanitario che in Calabria si fa trasferire dietro una scrivania e del 50% di addetti della Protezone Civile che lavorano al centralino. Ma ci sono esempi di imboscati anche al Centro e al Nord. A Como operai assunti dal Comune sono diventati di colpo impiegati. A Pescara 50 infermieri e operatori socio-sanitari svolgono mansioni solo amministrative. A Firenze il 40% dei vigili urbani passa più tempo in ufficio che in strada. Complessivamente, spiega Ruffolo su Repubblica, è riuscito a farsi riconoscere una serie di limitazioni al lavoro circa il 12% dei dipendenti della sanità pubblica, circa 80mila dipendenti:

La metà di quegli 80 mila – dice una ricerca a campione targata Cergas-Bocconi – ha diritto a non sollevare i pazienti e a non trasportare carichi troppo pesanti (un lavoro burocraticamente chiamato “movimentazione di carichi e pazienti”). Un altro 13 per cento non può lavorare in piedi, il 12 non lo può fare di notte. Il resto viene esentato da una lunghissima serie di operazioni: essere esposti a videoterminali, a rischi biologici, chimici e allergie, stare a contatto con i pazienti, fare lavori che producono stress, operare in taluni reparti, e così via. Certo, lavorare in una corsia di ospedale può sicuramente creare problemi anche gravi, e tuttavia è difficile considerare normali percentuali di lavoratori “inidonei” che toccano e superano in qualche caso il 25 per cento. Anche perché in settori privati ugualmente pericolosi (se non di più) non c’è la stessa possibilità di vedersi alleggerire il proprio carico di lavoro.

LAVORATORI IMBOSCATI, FURBETTI DELLA LEGGE 104

Altro caso singolare riguarda i beneficiari della legge 104, che offre benefici ai lavoratori disabili gravi e ai loro genitori, coniugi o parenti. Per l’asssitenza al disabile il lavoratore ha diritto a tre giorni di permessi retribuiti al mese e il diritto a scegliere la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio e di rifiutare trasferimenti e lavori notturni. In tanti ne approfitano, grazie ad accertamenti medici superficiali:

Prima anomalia: negli ultimi cinque anni – dice l’Inps – gli accessi alla legge, per la propria disabilità e per quella dei familiari, sono cresciuti rispettivamente del 22,5 e del 34 per cento. Seconda anomalia: Nel pubblico impiego – ancora dati Inps – i beneficiari della 104 e dei congedi straordinari sono 440 mila, ossia il 13,5 per cento di tutti i dipendenti, mentre nel settore privato sono appena il 3,3 per cento. Certo, in qualche misura può pesare il fatto che un dipendente privato, per timore di perdere il posto, sia meno propenso a chiedere quei permessi. Ma questo non basta a spiegare una differenza così macroscopica.

(Foto di copertina: screenshot da Repubblica)

Share this article