Il piano di Renzi: votare prima di vitalizi e referendum sul Jobs Act

14/12/2016 di Redazione

Votare al più presto, prima che a settembre scatti il vitalizio ai parlamentari e prima del referendum sul Jobs Act. È il piano dell’ex premier Matteo Renzi, che dopo le dimissioni è tornato alla sua Pontassieve e trascorre le giornata in famiglia. A riportare le preoccupazioni del segretario Pd è Goffredo De Marchis su Repubblica, in un articolo di retroscena che evidenzia i timori per un’ascesa del Movimento 5 Stelle.

 

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RENZI: VOTARE PRIMA DI VITALIZI E REFERENDUM JOBS ACT

Se la legislatura non verrà interrotta presto – è il ragionamento di Renzi – e si andrà al voto nel 2018 il centrosinistra avrà «rogne grandi così»:

Ha sentito un paio di deputati amici e si è fatto raccontare come è andata la giornata della fiducia al governo Gentiloni. L’aula semivuota, il ritorno dei giochi di corrente dentro il Pd, l’attivismo di qualche ministro per metterlo all’angolo, i commenti critici sulla conferma di Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Angelino Alfano. Questo il resoconto, via telefono, da Montecitorio. «Ma il problema non sono loro – dice Renzi -. La Boschi ora sparisce: niente interviste, niente televisione. Il problema è la durata del governo. O si vota a giugno o si vota a febbraio del 2018. Io non spingo per una soluzione preordinata».
In realtà, il lontanissimo febbraio 2018, nell’epoca della velocità, dei social, del ministro Fedeli già messo alla berlina sul web, è un incubo. Chi punta alla rinvicita, chi spera di non lasciare il campo aperto ai 5 stelle, non ha tutto questo tempo. «Se non votiamo a giugno, avremo due rogne grandi così», ragiona il segretario dem. Si scatenerà una campagna furibonda sui parlamentari attaccati alla poltrona per prendere il vitalizio che scatta a settembre. Campagna impossibile da arginare. L’altra rogna è lo svolgimento del referendum sul Jobs act, che può diventare il secondo tempo del voto sulla riforma costituzionale. Altro che rivincita. È un uno-due che nessuno, secondo l’ex premier, ha la forza di assorbire, nemmeno il migliore degli incassatori.

Il rischio di vedere le elezioni politiche slittare al 2018 è comunque concreto. A Renzi qualche deputato avrebbe comunicato che gli onorevoli Dem favorevoli ad arrivare a fine legislatura sono circa l’80%.

(Foto di copertina: ANSA / MAURIZIO DEGL’INNOCENTI)

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