Torino Film Festival 2016 – I Did It My Way: 40 anni di Punk

Torino Film Festival 2016 I Did It My Way: 40 anni di Punk

Si festeggiano quest’anno i quarant’anni del Punk e il Torino Film Festival 2016 non poteva fare a meno di celebrare un movimento storico che ha coinvolto musica, cinema, arte e società. Lo fa con una serie di film che raccontano o che sono stati influenzati dalla cultura punk.

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THE BLANK GENERATION di Ivan Kral (USA, 1976, file, 58’) Nascita della musica punk e New Wave, a metà anni ‘70 al CBGB, piccolo club sulla Bowery di New York. Sul palco Patti Smith, Iggy Pop, Blondie, i Ramones, i Talking Heads, gli Heartbreakers e molti altri, tutti a spezzoni, tra zoom e piani ravvicinati, tutti fuori sincrono: una scelta estetica precisa dei registi Amos Poe e Ivan Kral (allora chitarrista di Patti Smith), che riprendono con una super8 muta e montano su registrazioni sonore separate. Un documento irripetibile.

JUBILEE di Derek Jarman (UK, 1978, DCP, 106’) 1977, Giubileo per i 25 anni di regno di Elisabetta II: tra macerie, falò, slum degradati, plastica, chiese trasformate in discoteche, dominio inconsulto dello showbiz, l’Inghilterra brucia. Se ne accorge Elisabetta I, trasportata da un angelo nella Londra moderna, dove incontra una scatenata banda punk femminile. Secondo lungometraggio di Jarman, il primo film punk britannico (e ancora uno dei più belli) è un urlo di rabbiosa disillusione e nichilismo.

ROCK’N’ROLL HIGH SCHOOL di Allan Arkush (USA, 1979, 35mm, 93’) Gli insegnanti di un liceo sono sull’orlo di una crisi di nervi. Gli studenti, invece che allo studio, si dedicano al culto del rock. Una di loro sogna di incontrare a un concerto i Ramones e, quando la preside le getta i biglietti nella spazzatura, la rivolta ha inizio. Variante punk del filone scolastico, diretta da Allan Arkush da un’idea di Joe Dante e prodotta da Roger Corman, un inno demenziale alla forza ribelle e incendiaria della musica.

THE DECLINE OF WESTERN CIVILIZATION di Penelope Spheeris (USA, 1981, DCP, 100’) Girato tra il 1979 e il 1980, un documentario sulla subcultura punk di Los Angeles, all’epoca ignorata dai media. Brani di concerti dei Gems, Black Flag, Circle Jerks, X, Alice Bag Band, Catholic Discipline e interviste ai musicisti e al loro pubblico restituiscono l’energia anarchica e disperata di una generazione. Nel 1981, il capo della polizia di LA chiese che non venisse proiettato in città. Primo della trilogia dedicata dall’autrice alla scena musicale losangelina.

SUBURBIA di Penelope Spheeris (USA, 1983, 35mm, 94’) Una teenager scappa di casa, ottiene un passaggio da una donna e trova rifugio in un sobborgo di villette a schiera abbandonate vicino alla Intersate 605 della cintura di LA, dove vivono altri ragazzi punk in fuga che si fanno chiamare “The Rejected”. Compassionevole, lucido, a volte scioccante (la sequenza pre-credits e il finale), uno dei migliori drammi giovanilistici di quegli anni. La Spheeris volle non professionisti e musicisti punk come interpreti.

THE RETURN OF THE LIVING DEAD di Dan O’Bannon (USA, 1985, 35mm, 91’) Lo sceneggiatore di Alien e Atto di forza (fra gli altri) esordisce dietro la macchina da presa con un omaggio cinefilo a La notte dei morti viventi di Romero, stravolgendone però toni e riflessioni: l’adeguamento agli anni ‘80 è totale, in un’orgia punk di gore e comicità irriverente. Il purismo dell’horror è sconfitto: in questo cimitero vanno a farsi benedire sia il buon gusto, sia il rispetto delle regole. Un cult.

SID AND NANCY di Alex Cox (Sid e Nancy, UK, 1986, 35mm, 112’) Nebbia, oscurità, pulsioni autodistruttive, musica, anarchia, eroina: questo il mondo di Sid Vicious e Nancy Spungen, che s’incontrano nel 1977 a Londra dove la ragazza americana è arrivata attratta dal punk, del quale Sid, bassista dei Sex Pistols, è profeta. La storia del loro amore, eccessivo-romantico-dark, raccontata anche attraverso la musica e lo spirito del tempo da un autore che ama il punk. Ottimi Gary Oldman e Chloe Webb, musiche di Joe Strummer e The Pogues.

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