Doctor Strange, Marvel Movie pischedelico – RECENSIONE

DOCTOR STRANGE IL FILM –

L’universo cinematografico della Marvel Comics si arricchisce di un nuovo personaggio, uno dei meno conosciuti per chi appassionato di fumetti non è, probabilmente uno dei più attesi per chi ha invece passato l’adolescenza immerso nelle pagine delle avventure degli eroi della factory di Stan Lee. Parliamo di Stephen Strange, meglio noto come Doctor Strange, che nel film appena giunto nelle sale italiane ha le sembianze di Benedict Cumberbatch, il raffinato attore inglese che il pubblico televisivo già ben conosce per il suo magnifico Sherlock Holmes. E in attesa di rivederlo nei panni dell’investigatore di Baker Street (notizia freschissima e croccante, la nuova serie partirà il 1° gennaio 2017 nel Regno Unito, per poi giungere subito dopo anche da noi) il candidato all’Oscar per The Imitation Game si è tolto la soddisfazione di caratterizzare un personaggio che avrà una grande influenza nel prossimo futuro sul destino dei suoi compagni d’avventure, a partire da Avengers: Infinity War, per cui dovremo comunque aspettare fino al 27 aprile del 2018.

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DOCTOR STRANGE CAST –

Ma non è solo Cumberbatch a brillare in Doctor Strange. Il regista Scott Derrickson, che ha al suo attivo due horror di assoluto valore come L’esorcismo di Emily Rose e Sinister, ha messo insieme un gruppo di interpreti di grande talento. Rachel McAdams è l’ex fidanzata di Strange, la dottoressa Christine Palmer, la divina Tilda Swinton, in versione totalmente calva, è la sua maestra di arti magiche. Al fianco di Strange a combattere contro il male troviamo Benedict Wong (il Kubla Khan del Marco Polo targato Netflix) e Chiwetel Ejiofor (candidato all’Oscar per 12 anni schiavo), mentre il villain di turno è Mads Mikkelsen, attore feticcio di Nicolas Winding Refn e meraviglioso Hannibal Lecter del piccolo schermo. E in questo tripudio, Derrickson si è permesso di avere un attore sontuoso come Michael Stuhlbarg (il Simple Man dei fratelli Coen) in un ruolo secondario e macchiettistico. Potenza della Marvel.

DOCTOR STRANGE TRAMA

Stephen Strange è un geniale neurochirurgo, dall’ego spropositato, ambizioso fino all’autodistruzione. Ed è quello che gli succede, dato che in seguito a un terribile incidente d’auto perde l’uso delle mani e di conseguenza anche la sua preziosa carriera. Le vie della guarigione lo porteranno a Katmandu, dove ha scoperto che c’è qualcuno che lo può salvare dall’inferno che sta vivendo. Intraprende così un percorso di iniziazione sotto la guida dell’Antico, che lo porterà a scoprire universi paralleli dove vivono entità che minacciano l’esistenza stessa dell’umanità. E Strange dovrà decidere quale sentiero dovrà prendere la sua vita. Perché ovviamente da grandi poteri, derivano grandi responsabilità.

DOCTOR STRANGE RECENSIONE

Scott Derrickson, regista intelligente e di talento, con il suo Doctor Strange fa respirare finalmente un’aria nuova all’interno della Marvel cinematografica. Merito sicuramente del personaggio, già originariamente più strutturato rispetto a quelli più classici che già conosciamo, nato nel 1963 e quindi figlio di un momento particolare per l’America, e che nel corso degli anni si sarebbe evoluto in maniera ancora più interessante. Derrickson scrive e dirige bene, arricchisce il film di questioni filosofiche ed esistenzialiste gestite però con la naturale leggerezza della narrazione fumettistica, tratteggia benissimo ogni personaggio dandogli spessore e senso. Non manca una bella dose di ironia, con cui umanizza magnificamente il nostro Dottore, ma la vera ciliegina sulla torta è il mood psichedelico che accompagna il film, rendendolo un oggetto unico nel suo genere e che lascia prefigurare grandi cambiamenti anche per il futuro. Cumberbatch è perfetto nel gestire la trasformazione di quest’uomo egoista e avido in eroe pronto al sacrificio ultimo per il bene supremo, guidato da una come sempre splendida Tilda Swinton. Ma in generale il cast è il valore aggiunto del film, a dimostrazione che il cinecomic è una forma di epica pop che non deve essere presa sottogamba, ma al contrario valorizzata il più possibile. Alla fine la questione è sempre la stessa dalla notte dei tempi: abbiamo sempre bisogno di eroi, specie se con qualche macchia e qualche paura.

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