Caos Atac: nuova indagine su biglietti falsi, buco da 60 milioni per i ‘portoghesi’

26/10/2016 di Redazione

Settanta milioni di euro di passivo nell’ultimo bilancio, 1,3 miliardi di debiti con i fornitori, 58 milioni necessari per la manutenzione, 429 milioni di debiti verso il comune. Sono i numeri che raccontano il profondo rosso dell’Atac, l’azienda del trasporto pubblico locale a Roma che ora rischia il commissariamento.

ATAC, SÌ DEL SENATO ALLA GESTIONE STRAORDINARIA

Ieri l’aula del Senato con un ordine del giorno (a prima firma di Pd e Forza Italia, e approvato con 181 voti favorevoli, 49 no e 9 astenuti) ha detto sì all’amministrazione straordinaria dell’azienda, scatenando la reazione degli esponenti di Movimento 5 Stelle e giunta capitolina. «Deve rimanere pubblica, la vogliono svendere», ha dichiarato l’assessore Linda Meleo. «È una proposta assurda e ridicola», ha ribadito invece Enrico Stefano, presidente della commissione Trasporti e, per molti, «assessore ombra» del Campidoglio.

 

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ATAC, CONTI DISASTRATI

Come spiegano Lorenzo Canettieri e Lorenzo De Cicco sul Messaggero il decreto Madia sulle partecipate obbliga, dopo tre anni di bilanci in perdita, il socio (nel caso di Atac è il Campidoglio) a bussare al governo per aprire procedure di salvataggio pilotate, il commissariamento. Secondo la legge che porta la firma del ministro della Pubblica Amministrazione «non si possono più effettuare aumenti di capitale, trasferimenti straordinari, aperture di credito né rilasciare garanzie a favore delle società partecipate». E i bilanci della società che si occupa di trasporti a Roma sono disastrati:

Sulle cifre al momento si balla tra i 70 e i 160 milioni di perdite. Che vanno a sommarsi ai 140 milioni di euro di passivo nel 2014 e agli oltre 80 milioni di perdite che sono state registrate l’anno passato. Quindi scatterebbe la regola del terzo anno: la società non si può più ricapitalizzare e solo il Governo può intervenire ponendo alcuni paletti. Abbastanza drastici. Ma per attivare questa procedura dovrebbe essere sempre il Comune a richiederla. Ipotesi che al momento sembra molto lontana. Anzi, adesso il M5S prova a giocare di contrattacco con il classico «noi» e «voi», «prima» e «adesso».

ATAC, NUOVA INDAGINE SU BIGLIETTI FALSI

Intanto è stata scoperta una nuova tranche di biglietti falsi. La nuova indagine sui ticket clonati del trasporto pubblico romano, a distanza di tre anni dallo scandalo del sistema parallelo di bigliettazione, nasce da un episodio come tanti. Lo racconta ancora Lorenzo De Cicco sul Messaggero:

La scena è questa: siamo ai primi di maggio, un turista spagnolo continua a obliterare il biglietto, ma niente. Non funziona. La macchina continua a risputarlo fuori. «Ma l’ho appena comprato!», protesta con gli addetti della stazione. I quali si avvicinano e notano che qualcosa non va: il ticket effettivamente non riportava nessun segno di validazione, eppure il codice del tagliando risultava già obliterato. I vigilantes si sono rivolti ai superiori, che a loro volta hanno girato il caso agli ispettori aziendali. Ne è nata un’indagine interna ramificata che ha accertato come il giro d’affari sotterraneo – e potenzialmente milionario – venuto alla luce nel 2013 sia ancora in piedi. Con le matrici originali duplicate (a volte triplicate) immesse sul mercato.

ATAC, BUCO DA 60 MILIONI PER COLPA DEI ‘PORTOGHESI’

Il caso è poi finito in Procura dopo una segnalazione dell’ex direttore generale Marco Rettighieri. E chissà quale peso ha avuto, la falsificazione, sul crollo degli introiti. Secondo la Ragioneria generale del Campidoglio, i ricavi da titoli di viaggio sono calati in un anno di 10,4 milioni (dai 269 milioni del 2014 ai 258,6 del 2015). Eppure secondo le stime sui mancati incassi che circolano nel quartier generale dell’azienda sono molto più allarmanti:

Almeno 60 milioni di euro all’anno il “buco” creato dai famigerati “portoghesi”, quelli che salgono a bordo dei mezzi pubblici senza sborsare un centesimo. Si tratta almeno del 30% dei passeggeri dell’Atac, suggeriscono le stime più prudenti: almeno la metà dei passeggeri degli autobus, dove i controlli sono più blandi, mentre sui vagoni della metro si oscilla tra il 10 e il 20 percento dei viaggiatori, a seconda delle stazioni.

(Foto di copertina: ANSA / VINCENZO TERSIGNI)

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