La segretaria di Caprotti: «Gli ho voluto bene e lui ne ha voluto a me»

26/10/2016 di Redazione

«Mi piaceva stare con lui, ci stavo più tempo possibile, mi impegnavo e cercavo di dargli il più possibile. Gli ho voluto bene e lui ne ha voluto a me». Parla così Germana Chiodi, la segretaria di Bernardo Caprotti che dal patron di Esselunga scomparso lo scorso 30 settembre a Milano ha ricevuto in eredità la metà del denaro depositato sui conti correnti, ben 75 milioni di euro, e due quadri di fiori colorati di Mario Nuzzi.

 

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LA SEGRETARIA DI BERNARDO CAPROTTI: «CERCAVO DI STARE CON LUI PIÚ TEMPO POSSIBILE»

Germana entrò in Esselunga el 1968, come impiegata di contabilità. Non aveva ancora vent’anni. In seguito fu promossa come assistente nella segreteria di direzione. Ha dedicato tutta la sua vita all’azienda e al suo leader. Oggi racconta di aver cercato di trascorrere con il suo datore di lavoro più tempo possibile. «Mi piaceva stare con lui». A riportare sue dichiarazioni è oggi Repubblica, in un articolo a firma di Sara Bennewitz:

Chiunque l’abbia conosciuta dice di lei che non è mai stata solo la segretaria del Dottore, ma qualcosa di più, il suo braccio destro, la donna di fiducia, una lavoratrice indefessa tanto che ancora ieri fino a tarda sera, era a Limito di Pioltello a lavorare come consulente, nonostante sia in pensione da anni. «Quando ho maturato la pensione Bernardo mi ha chiesto di rimanere a lavorare finché c’era lui e io sono rimasta, ma ora senza di lui c’è il vuoto, anche in azienda si sente tanto la sua mancanza. Adesso non so che farò, rimarrò solo se la famiglia mi chiederà di restare ancora per un po’».
Per la signora Germana, come per altri dipendenti della vecchia squadra, l’Esselunga è stata una scuola, una squadra di appartenenza. Qualcuno racconta che lei aspettasse Caprotti prima di prendere l’ascensore per andare a casa. È così? «Facevo come le commesse, me ne andavo dall’ufficio un secondo dopo che era uscito lui. Caprotti era un genio anche a 80 anni, aveva la capacità di riempire le stanze di trascinare le persone. Mi piaceva stare con lui, ci stavo più tempo possibile, mi impegnavo e cercavo di dargli il più possibile. Gli ho voluto bene e lui ne ha voluto a me».

(foto di copertina: ANSA / MATTEO BAZZI)

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