I forestali pagati per andare a lavoro in Puglia

22/10/2016 di Redazione

Incredibile ma i fortunati lavoratori dell’Arif in Puglia, ovvero l’«Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali» che «si impegna nella difesa del suolo e nella gestione del patrimonio forestale della Regione Puglia» ricevono un rimborso per spostarsi da casa al posto di lavoro. Soldi che arrivano fino a seicento euro al mese per lavoratore con un costo annuo che sfiora i 3 milioni di euro. Il caso lo racconta Leonardo Marisol su Libero riportando l’inchiesta della Gazzetta del Mezzogiorno.

Il quotidiano locale spiega che «in Puglia ci sono 900 privilegiati che, in un carrozzone pubblico come l’Arif, continuano ad avere il “diritto” di essere rimborsati per andare al lavoro tutte le mattine». Diritto preservato tuttora nonostante la Ragioneria generale dello Stato abbia chiarito che il rimborso non è fattibile. Eppure i fortunati dipendenti della società regionale incassano anche fino a 600 euro al mese di rimborso benzina, per un costo aggregato annuo di oltre 3 milioni di euro.
All’Arif dal 2012 è in vigore un generoso contratto integrativo (che scadrà il prossimo dicembre). Tra le indennità previste c’è appunto, in «mancanza di un mezzo collettivo per recarsi sul luogo di lavoro», che agli operai forestali venga riconosciuto un rimborso chilometrico (andata e ritorno), «pari a un quinto del costo della benzina». La perplessità che il contributo benzina fosse illegittimo in Regione circolava da tempo. Tanto che nel luglio scorso il ministero dell’Economia, rispondendo a un quesito dei nuovi vertici dell’Agenzia, spiegava che l’integrazione salariale «è contraria al Decreto legge 78/2010». Secondo la Ragioneria generale dello Stato si violerebbero i «canoni di eguaglianza di tutti i dipendenti pubblici, a prescindere dal Ccnl che si applica». Ma i beneficiari (circa 600) proprio non ci stanno a rimetterci il rimborso. Il direttore del personale dell’Agenzia sospende il pagamento dell’indennità a partire da luglio. Ma scatta la protesta. I sindacati proclamano lo stato di agitazione e sventolano proclami e minacce. Alla fine il nuovo commissario straordinario, Domenico Ragno, per evitare rogne ha deliberato (in ben cinque pagine) di ripristinare l’indennità, arretrati compresi, per il timore che si andrebbe incontro a «sicuri contenziosi, che vedrebbero l’Arif soccombere».

Secondo quanto riporta Gazzetta i 900 dipendenti costano 3 milioni l’anno solo per i rimborsi spese. Eppure il Ministero ha precisato come loro non siano dipendenti pubblici.

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