The Young Pope: la fumata nera a Milano, Papa Pio XIII sta per essere eletto

EPISODI YOUNG POPE: LA FUMATA NERA A MILANO

A ridosso dei primi due episodi Young Pope, ieri dal palazzo di Sky a Milano Santa Giulia si è levata una fumata nera perché non è ancora il momento di mostrare al mondo Pio XIII, ma ormai manca poco affinchè questo pontefice interpretato da Jude Law diventi protagonista. Poche ore. Sky e Wildside le stanno pensando tutte per ricordare al mondo che il Papa napoletano del cinema sta arrivando su Sky Atlantic per poter regalare al mondo il Pontefice che alcuni sognano e molti temono. Il conclave catodico non l’ha ancora proclamato. E allora ecco il fumo scuro dire a tutti che la lieta novella con grande gaudio ci metterà ancora qualche ora a essere annunciata.

Ed ecco il primo piano della fumata nera, tra gli sguardi stupiti della folla:

EPISODI YOUNG POPE:  L’EPISODIO 1

Lenny Belardo, giovanissimo cardinale, esce Papa dal conclave. Come dice lui “hanno votato un Pontefice che non conoscono e se ne accorgeranno”. Si inizia con una scena onirica, si finisce con il primo discorso a Piazza San Pietro che segna quello che in Vaticano hanno già capito: sarà un Papa, allo stesso tempo, conservatore nei contenuti e modernissimo nella forma.

EPISODI YOUNG POPE:  L’EPISODIO 2 –

Papa Pio XIII comincia a intessere le sue relazioni, con l’aiuto della sua madre (superiora) di quando era bambino, scontrandosi con Voiello, vera eminenza grigia della Curia romana (interpretato da Silvio Orlando). Cerca alleati, si fa molti nemici. E piano piano cominceremo a scoprire molto del passato dei nostri (anti)eroi.

THE YOUNG POPE TRAMA –

Lenny Belardo ha 48 anni, è un giovane cardinale divenuto inaspettatamente Papa ai danni del suo mentore. Lenny è un uomo fragile e terribilmente lucido, incompleto e allo stesso tempo inserito nel suo ruolo, nelle sue ambizioni, nelle sue vendette. Il cinema di Sorrentino è un’arte che racconta il potere totale, umano e divino, nelle sue intercapedini, da sempre. Non rinuncia mai a mostrarci le crepe nelle leggende, nelle icone, il suo Pio XIII ha la presunzione e la vacuità del suo divo Andreotti ma anche la capacità di raccontare con medievale modernità una chiesa più vicina a Game of Thrones che a Nanni Moretti.
Lenny è un pontefice rivoluzionario e conservatore. Non rappresenta Dio, vuole esserlo. Impossibile non vedere in lui la rivoluzione mediatica attuale, ma come dice Pio XIII, il presente è una feritoia per due soli occhi. Quelli del regista che dribbla l’attualità senza ignorarla, che consegna alle sue trovate i tasselli di un mosaico e alle sue scene madri (ma mai vergini, nel loro cinismo) un’opera che ha l’ambizione di andare oltre.
Se Silvio Orlando è la perfetta incarnazione del segretario di Stato di una Curia che punta a salvaguardare i suoi privilegi umani con la convinzione (forse persino giusta) di conservare il ruolo divino della sua Istituzione, un uomo che ha la mefistofelica capacità di guadare il fango del potere e vivere con sincerità, pur se nella menzogna, è uno che serve il suo Dio con un’abnegazione il cui peso forse vorrebbe evitare. È l’uomo che ha una sua personale e terrena trinità (Hamsik-Insigne-Higuain, e con The Young Pope capiamo che il tradimento del Pipita è un’offesa a Napoli, a Dio e anche al cinema), ma che sente su di sé una responsabilità che va oltre l’ambizione personale. Quello che troviamo in The Young Pope è il risiko cattolico di un mondo che è schiavo dei suoi dei, dei suoi boss, di fedi contraddittorie.

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