Il Movimento 5 stelle e lo sgombero dei centri sociali a Roma

Qualcuno in tempi non sospetti ricorderà la polemica tra l’allora candidato sindaco Marcello De Vito e il Teatro Valle, quando il 5 stelle parlò di difendere la legalità davanti a un possibile sgombero, scatenando così le ire di Stefano Rodotà. Ebbene, ora che i 5 stelle sono arrivati in Campidoglio, non è un bel periodo per gli spazi occupati e i centri sociali a Roma.

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(Credit Image: © Matteo Nardone/Pacific Press via ZUMA Wire)

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LO SGOMBERO DEL CORTO CIRCUITO: REALTÀ CHE ANIMA LA VITA A CINECITTÀ

Ieri gli attivisti del Corto Circuito, spazio sociale di Cinecittà, si sono presentati in Campidoglio. Il Corto è stato sgomberato la scorsa settimana. Come mai? Un intero padiglione del centro sociale era andato distrutto nell’incendio del 26 giugno 2012 (nel primo incendio del 1991 morì il giovane militante Auro Bruni). Gli occupanti avevano deciso di realizzare un nuovo padiglione con la tecnica della permacultura, antisismica ed ecosostenibile, in legno, paglia, terra cruda e 17.000 bottiglie riciclate. La struttura però non ha ottenuto il via libera delle autorità competenti nonostante le richieste degli attivisti stessi. Lo sgombero, momentaneo dato che i militanti sono rientrati nella struttura il giorno stesso, è stato fatto pochi giorni dopo l’ultimo incontro con il Campidoglio e con l’assessore M5S al Sociale Laura Baldassarre.

SIGILLI ALL’INIT PER MANCATO VERSAMENTO DEI TRIBUTI

Così, dietro denunce di cittadini, controlli su allacci abusivi ed eventuali irregolarità piano piano tutti gli spazi occupati romani iniziano a tremare. Spesso si tratta di realtà che puntano alla riqualificazione del quartiere con eventi, palestre popolari, laboratori per l’infanzia. La scorsa settimana è toccato al Corto, ieri all’Init uno dei più frequentati locali del Tuscolano. L’Init è una realtà differente rispetto al centro di Cinecittà. Si tratta di un punto che favoriva band emergenti e offriva eventi musicali. La sua struttura è di proprietà dell’Amministrazione Capitolina dal 1929 e i locali risultano dal 2000 dati in gestione ad una associazione culturale per eventi non a scopo di lucro. Secondo le autorità i gestori avrebbero creato «ingenti danni erariali per mancato versamento di tributi». Al momento del blitz l’illuminazione, accesa 24 ore al giorno anche nel giardino, risulterebbe «proveniente da allacci abusivi alla rete elettrica pubblica».

IL MUNICIPIO 5 STELLE MINACCIA CASETTA ROSSA

Il problema varia da quartiere a quartiere. L’ultimo ad aver problemi è la Garbatella con la Casetta Rossa a rischio chiusura. Da anni questa realtà si occupa del parco dedicato a Cavallo Pazzo. Eppure, nonostante l’impegno, gli attivisti si sono visti recapitare dalla Direzione del Municipio VIII la richiesta di manutenzione dell’area verde. Da garantire entro dieci giorni. Pena la decadenza della convenzione. «Casetta Rossa l’abbiamo creata con risorse nostre – ha ricordato a RomaToday Luciano Ummarino, già consigliere municipale – ma il suo destino è legato ad una convenzione che c’impegna ad effettuare la manutenzione ordinaria e straordinaria del parco. Cosa a cui noi già provvediamo. Per farlo abbiamo anche assunto una persona, peraltro a tempo indeterminato. E’ un rifugiato. E si prende cura dell’area, secondo quelle che sono le nostre possibilità. Anche sul piano degli interventi straordinari siamo operativi. Tuttavia ci vengono contestati. Il nostro parco è l’unico pulito e fruibile di tutta la Garbatella». Il municipio contesta agli attivisti il modus operandi della manutenzione. Per una panchina rovinata Casetta rossa ha per esempio pensato da sé alla riparazione. Sbagliato: doveva chiamare una ditta specializzata.

IL CORTO CIRCUITO TRA M5S E REALTÀ SOCIALI

Tutti questi sgomberi e blitz sembrano entrare in contrasto con la mozione approvata il 9 agosto, in Consiglio Comunale, con il voto favorevole del M5S e di Sinistra per Roma, dove la giunta si vincolava nell’apertura di un tavolo tecnico propedeutico alla ridefinizione dei criteri di gestione del patrimonio indisponibile. Anche perché il vero problema romano è ancora la delibera 140 dell’era Marino. Punta a riordinare l’immenso patrimonio capitolino dato in concessione ma non risolve la regolarizzazione di realtà culturali e sociali all’ombra del Colosseo. Non è facile “okkupare” a Roma. O reinventarsi, riscattando strutture in disuso. Ne è un esempio SCCA – Spazio Comune Cinema Aquila, una realtà che ha mantenuto un filo diretto con il Comune. Doveva iniziare la rassegna cinematografica a inizio mese ma tutto è stato rinviato. Manca l’agibilità della struttura. «Quando è evidente – spiega in una nota SCCA – che la sala Magnani, in condizioni analoghe dei luoghi, è stata considerata agibile per gli spettacoli effettuati dalla Fondazione Cinema per Roma meno di un anno fa». I 5 stelle hanno promesso di valutare caso per caso, centro per centro, associazione per associazione. Ieri l’incontro tra gli attivisti del Corto con l’assessore al Patrimonio Andrea Mazzillo e il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito ha avuto un esito positivo. Ma le lettere dai municipi e i blitz continuano a fioccare.

(in copertina foto ANSA/ MASSIMO PERCOSSI)

 

 

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