Le bufale su Walter Veltroni e Dieci cose: dal milione di euro a puntata al suo esserne autore

18/10/2016 di Boris Sollazzo

Libero ci ha subito provato. Un paio di settimane fa mette una bella foto notizia in cui parlando delle spese pazze della Rai, presunte e interpretate a senso unico dal giornale di Vittorio Feltri, vede il suo viso associato, con voluta ambiguità, alla cifra “un milione di euro”.

Anzi, per la precisione il titolo recitava “Il caro Veltroni, un milione di euro a puntata”. Poi, nel pezzo, con calma, si specifica che quello è il costo a puntata. Bufala a scomparsa, insomma: ci si indigna in prima pagina pensando al politico della casta che si incamera un ingaggio alla De Niro senza neanche condurre il programma, poi si scopre che quei soldi non vanno a lui.

Ma non è l’unica bufala destinata all’ex segretario PD. Sempre Libero, autore di una mirata campagna contro la trasmissione “Dieci cose” per giorni, esulta ieri con uno dei suoi titoli eleganti “Veltroni fa il becchino”. Anche qui la tattica è la stessa: lo specchietto per le allodole è nei caratteri cubitali che gli appioppano il fallimento (l’occhiello recita “Da un flop all’altro”).

Eppure è una bufala anche questo. Già perché basta fare una telefonata alla Rai, se non si crede ai titoli di coda, per scoprire che Veltroni, il povero Walter, non conduce il programma. Non lo scrive. Non partecipa alle riunioni di redazioni, che so, neanche come umile redattore. Non è capo progetto, non è capo struttura. Dunque da dove nasce il suo fallimento? Dall’aver avuto un’idea – un format atipico che unisce gli elenchi tanto cari già a “Cuore” a un format ibrido tra lo show e la nostalgia – e averla proposta. La declinazione della stessa in tv, non è opera sua. A sentire nei corridoi Rai, non avrebbe partecipato a riunioni, non avrebbe neanche suggerito ospiti.

Ha avuto un’idea, forse non troppo originale e anzi un po’ antiquata. Ma è un po’ dura giustificare i titoli di Libero Quotidiano contro Walter Veltroni. Quelle calunnie lanciate con titoli ambigui e aggressivi, poi rettificate qualche riga più sotto.

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