Le due suore spose: «Siamo state abbandonate, ma il nostro amore è un dono di Dio»

07/10/2016 di Redazione

«Ci siamo senite sole, di più, abbandonate. Ma qualche consorella ci ha incoraggiato». «Il nostro amore è un dono di Dio: nessuno può impedirlo». Sono le parole di Federica e Isabel, le due suore, rispettivamente di 44 e 40 anni, che il 28 settembre si sono unite civilmente con una cerimonia tenuta in gran segreto nel municipio di Pinerolo, in provincia di Torino.

 

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SUORE SPOSE: «AMORE NATO IN AFRICA»

Intervistate da Gabriele Guaccione per Repubblica le due suore spose hanno raccontato del loro rapporto nato in Africa, durante un viaggio in Guinea Bissau, della loro paura di restare sole e di abbandonare l’abito religioso, dell’isolamento ricevuto:

Come è nato il vostro amore?

 

«Da suore missionarie, durante un viaggio in Guinea Bissau. Insieme ci siamo trovate a lavorare al fianco dei più poveri, come è sempre avvenuto da quando, ventenni, abbiamo preso il velo. Lì abbiamo capito che al mosaico della nostra vocazione si aggiungeva una nuova tessera».

 

Per vivere alla luce del sole la vostra relazione avete abbandonato il velo. Come avete maturato questa decisione?

 

«Noi abbiamo sempre vissuto la nostra vita religiosa nella fedeltà. Avremmo potuto seguire un consiglio che si sente spesso dire nei conventi: vivete assieme da suore, basta non dire nulla e non dare scandalo. Una via comoda e falsa. Ce ne sono tanti di casi come questi: preti o religiose che vivono clandestinamente i loro rapporti con uomini o donne. Ma nel vangelo Gesù condanna l’ipocrisia, non gli omosessuali. E così abbiamo deciso di lasciare la vita religiosa e cominciare un cammino di libertà e di fede con serenità, senza scandalo, sotto lo sguardo misericordioso di Dio».

 

È stato complicato?

 

«È stata una scelta difficile, ma non infelice».

 

Avete avuto paura?

 

«Avere paura è legittimo. Non c’è solo il giudizio degli altri da affrontare, ma la solitudine: lasciare l’abito religioso significa trovarsi da un giorno all’altro nella condizione di chi non sa come mettere assieme il pranzo con la cena, senza un lavoro, senza contributi per la pensione. Chi esce dai conventi, anziché essere aiutato a reinserirsi nella vita civile, viene lasciato solo. Se ci si licenzia si ha diritto a una buonuscita, se invece si lascia una congregazione religiosa non si ha diritto a nulla».

 

Come hanno reagito le altre suore?

 

«Noi siamo state abbandonate, espulse. Anzi, ostacolate. Ma qualcuno ci ha invece confortato. Una consorella anziana ci ha rivelato: “Se avessi la vostra età, uscirei anch’io”. Una volta fuori dal convento non sapevamo a chi rivolgerci. Abbiamo scoperto attraverso internet don Franco Barbero (il prete di Pinerolo dimesso dallo stato clericale nel 2003 e divenuto famoso per le celebrazioni dei matrimoni gay, ndr). Lui ci ha invitato a Pinerolo. E se adesso possiamo ricominciare una nuova vita lo dobbiamo anche a lui, che ci ha accolto aiutandoci a trovare una casa e sostenendoci nel trovare un lavoro».

(Foto: ALBERTO PIZZOLI / AFP / Getty Images)

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