«Giochiamo a chi infila l’ago più grosso?» La gara tra infermieri che ha fatto partire una indagine a Vicenza

26/09/2016 di Redazione

Tutto parte da Vicenza dove un primario denuncia i colleghi che in una chat si sfidavano a “l’ago più grosso” da propinare ai pazienti del reparto. E paradossalmente ora lo stesso primario è stato “sanzionato”.

Del caso ne parla oggi Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera:

Affidereste la vostra vita a un medico vicentino che da decenni si dedica come volontario all’Africa o a un sindacato di infermieri buontemponi che si sfidano in una chat su chi infila gli aghi e le cannule più grossi nelle vene dei ricoverati? «Era solo un gioco», dicono gli sventurati. E così, alla fine, l’unico a pagare è il primario che denunciò lo «scherzo». Sospeso.Vincenzo Riboni, da venerdì scorso, è a casa. Reo di avere firmato un rapporto che prendeva troppo sul serio quello «scherzo». Fermo. Senza stipendio. E resterà disoccupato, in castigo, fino al 2 ottobre. Poi i vertici dell’Ulss6 di Vicenza vorrebbero tanto accettasse il premuroso «consiglio» di smaltire le moltissime ferie arretrate accumulate, come ha ricordato difendendolo a spada tratta il sindaco berico Achille Variati («Non c’è sabato o domenica che non sia al suo posto in Pronto soccorso per seguire i malati») per poi «serenamente» avviarsi verso la pensione.

(…)

Il guaio è che lui non ci sta, a fare il becco, bastonato e contento. E con l’appoggio di mezza città si è rivolto infine alla magistratura per riproporre la domanda centrale: è «normale» che dei medici e degli infermieri, alle prese con un lavoro come quello del Pronto soccorso, molto pesante anche per il «carico di lavoro» psicologico quotidiano, smaltiscano le tensioni dando vita via chat a una gara sugli strumenti usati in corsia? Breve riassunto, preso dalla cronaca di Andrea Priante sul nostro Corriere del Veneto: «I sospetti iniziano il 3 dicembre 2015, quando compaiono alcuni nuovi messaggi sui profili WhatsApp utilizzati da una sessantina tra medici e infermieri del San Bortolo. La chat, attiva da mesi, si chiama “Gli amici di Maria” e già da questo si intuisce la presa in giro: Maria è il secondo nome di Riboni. A gettare il sasso è un’infermiera: “Come va la sfida grigi contro arancioni?”. Si parla del diametro delle cannule per infusione venosa: grigio quella più sottile, arancio quella del diametro maggiore, e quindi potenzialmente più dolorosa per il paziente. Il resto è cosa nota. Un infermiere rivendica: “Due arancio, uno grigio”. Un medico rilancia: “Infilato un arancio or ora”…». E così via… «Si fa anche un tabellone con il punteggio».

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La “punizione” del primario? Parte dal sindacato…

Un sindacato autonomo di infermieri, il Nursind, salta su: la riunione è stata registrata, le cose dette non erano proprio quelle messe a verbale, piuttosto va denunciato il primario. Il quale da accusatore, guarda un po’, si ritrova accusato. E mentre scade il contratto del medico in prova che aveva rivelato la suddetta «gara degli aghi», i partecipanti alla chat incriminata vengono uno a uno trasferiti senza chiasso ad altri reparti e lo scandalo evapora. In parallelo, crescono le polemiche sindacali contro il medico. Non troppo amato, si dice, perché «è uno che non le manda a dire e per difendere un principio, in un luogo nevralgico come il Pronto soccorso, può litigare con tutti». Un uomo di carattere, diceva Jules Renard, «non ha un buon carattere». Meglio i mediatori. Tanto più se possono ridurre gli attriti sindacali. Cosa saranno mai, delle battute sulle cannule… Fatto sta che alla fine di vari mesi di tira e molla, con il sindacato sempre più duro, l’unico a essere punito chi è? Lui, il medico. Quello che aveva piantato un casino su quelle chat vergognose. Sospeso dal ruolo e dallo stipendio, come dicevamo, per dieci giorni. C’è chi dirà: una sanzione minore. No. Infatti Andrea Bottega, il segretario di Nursind, si è precipitato a sentenziare: «La vicenda era inventata e la gara mai avvenuta, ora è dimostrato. I fatti si basavano su dichiarazioni false». E ancora: «Adesso chi pagherà i danni di immagine al Pronto soccorso, all’ospedale San Bortolo e all’intera città?».

(foto archivio LUIS ROBAYO/AFP/Getty Images)

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