#LostinPontida. L’alieno tra Rovazzi e Miglio, tra l’opa di Salvini sui grillini e i verdi (di rabbia)

19/09/2016 di Boris Sollazzo

Ho captato, sul mio pianeta tranquillo, la richiesta d’aiuto di un umano, Alberto Sofia. E noi, che siamo di gran cuore lì nello spazio profondo, non sappiamo resistere a questi richiami. Così seguendo un fascio di luce rosanero e con le coordinate datemi dal mio amico, sono tornato sulla Terra. Mancavo da tanto, da quando avevo visto quella bizzarra manifestazione che voi chiamate Festival di Sanremo. Onestamente pensavo che non potesse essere peggio di allora.

Invece sì.

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E dire che ero ben disposto. Sul mio computer interstellare mi ero informato: i padani sono verdi, come me. Ero convinto avremmo trovato un terreno comune di discussione.

Così quando ho visto un uomo con una lunga barba come la mia, verde come la mia, ci ho parlato.

E poi altri signori hanno conversato con me. Avevo un po’ di paura, perché sono ossessionati da quelli che chiamano clandestini, dall’essere invasi. In fondo venendo da un altro pianeta, mi sento tale, ma noi non invaderemmo mai la Terra: basta vedere come ci vivete male voi, per farci passare la voglia.

 

A un certo punto una bella signora dà una botta al mio amico, che aveva una videocamera per poter riprendere tutto. Lo fate qui, spesso, pure con i social. “Sono un avvocato – urlava -, dovete andare via”. Mi chiedevo perché: da noi l’unico momento in cui non si può fare nulla è durante la partite del Napoli, ma non ci sono leggi che ci impediscono di riprendere, intervistare, cercare notizie. Le ho chiesto quale fosse la norma che le permetteva di malmenare il mio amico e urlare sguaiatamente, ma lei non rispondeva. Urlava di più. I suoi colossali amici, anche loro verdi (di rabbia oltre che di camicia) hanno cominciato a urlare “comunista!”. Ho provato a dire che io da Rizzo ci ero finito per caso, ma loro hanno minacciato di farmi cose molto brutte, su tutti i pianeti. Il mio amico Alberto Sofia mi ha portato via di peso, mentre mi si ingrossava la vena. Verde, pure quella.

Mi ha spiegato, lui che è un bravo giornalista, che loro sono così: come Hulk sono verdi e irragionevoli. Cercavo di dirgli che era impossibile, una simpatica bionda con una canottiera con su scritto Perazzi ha provato a convincerci del contrario (e ci è quasi riuscita), poi un uomo più anziano di Yoda ha cominciato a urlare pure lui. Mi sorprende sia ancora vivo.

Non è che sul palco – si oltre a un enorme prato dove vendevano t-shirt improbabili con slogan come “Più Rum meno Rom”, “Figli di Putin”. “Ci vediamo Allah al bar”, “il mio Papa è Benedetto” c’era anche un palco – non andava meglio. Mentre sull’erba tutti urlavano contro gli immigrati, Matteo Renzi, il Pontefice, Boldrini e Boschi (con epiteti che non voglio ripetere) e alla fine anche con un collega del mio amico, Gad Lerner, là sopra dicevano tutto e il contrario di tutto.

Ho una certa esperienza della politica italiana: il direttore che mi consente questa corrispondenza interplanetaria, Marco Esposito, mi manda spesso a seguire questi bizzarri uomini intenti a cercare voti, a tutti i costi. Sì, lo so, sospetto anche io che mi odi: gli ho chiesto di andare, che so, a Miss Italia, ma dice che le antenne spaventerebbero quelle povere ragazze.

Fermo restando che tutti vogliono aiutare “quelli di casa nostra” e veder affogare tutti gli altri – ce l’hanno con gli africani, ma pure i tedeschi -, hanno le idee molto confuse. Assomigliano molto a quelli che chiamano grillini – non perché abbiano le antenne come me ma perché il loro leader si chiama Beppe Grillo -: amano la parola “vaffanculo”, vogliono il limite di mandato, non vogliono l’euro, a sentire il loro capo, vogliono cacciare persino i loro, non solo gli immigrati, se si permettono di dire qualcosa di diverso. Poi da cosa? Perché alcuni chiedono il welfare, altri che si curino solo le persone delle loro regioni, alcuni si vogliono alleare persino con D’Alema, altri neanche con i loro cugini.

Alcuni vogliono la secessione (andarsene via dall’Italia), altri invece andare a comandare con la ruspa in tangenziale a Roma. Che però definiscono ladrona.

Dicono che Renzi è un dittatore – e Bossi ci illustra anche dalle sue parti che si è fatto con Mussolini, augurandosi implicitamente, e neanche tanto, che con il premier avvenga lo stesso – ma poi amano spudoratamente Putin, augurandosi l’annessione della Lombardia alla Russia. O viceversa.

C’è un signore bizzarro che qui chiamano l’Umberto, il Bossi, e tutti lo amano. Poi il nuovo leader lo insulta e lo umilia. Allora chiedo come si sentono, preoccupati che ne siano dispiaciuti: ma tutti amano anche il nuovo leader. E dicono che entrambi hanno ragione. Una logica aliena, la dovrei capire, però vabbé. Tipo: applaudono uno che è morto da un po’: Miglio. Ma da vivo lo hanno cacciato (intendiamoci, pare che qui i politici lo facciano sempre).
Dicono di essere diversi, ma fanno tutto quello che fanno gli altri. Ma con più cattiveria.

Però mi ha fatto tanta paura questa mia nuova gita sulla terra. Perché c’era tanto odio su quel prato. L’unico comune denominatore: non ho capito cosa amino, ma so cosa non sopportano. Gli immigrati, i comunisti, Matteo Renzi e le donne (pure le donne stesse ne dicevano di ogni su Boschi e Boldrini, ma magari hanno solo un problema con i cognomi che iniziano per B), i giornalisti.

Che poi il loro leader va continuamente in tv, e si fa intervistare. Però li odia. Sì come i grillini. Ecco, se c’è una cosa che ho capito è che quell’uomo – che un paio di bei gesti li ha fatti, con la solidarietà alla terremotata ad Amatrice e con il saluto ai portatori di handicap – vuole vincere. Governare. Cacciare tutti, i suoi compresi: il Bossi, il Maroni, fossi in loro avrei paura dopo il suo discorso finale a Pontida, da noi dopo certe parole ti mandano sulla Luna ai lavori forzati. Per farlo dice le stesse cose di quell’ex comico. Intendiamoci anche lui, il Salvini, prova a far ridere. Fa spesso tante battute. Ma tu dopo non sei felice, hai un po’ paura. E i suoi non applaudono e basta: urlano, insultano, ce l’hanno con tutti.

Caro Alberto, te lo dico. Io a Pontida non ci vado più. Mi fa paura. Loro sono molto più verdi di me. Tutto quell’odio io non l’ho mai visto. E mi chiedo: se loro vogliono andarsene, se vogliono la secessione, perché non li lasciate andare via? Io credo che senza, vivreste meglio. Basta che non li mandate sul mio pianeta: noi accogliamo tutti, non solo quelli di casa nostra. Ma questi no, è troppo.

P.S.: cosa salvo di questa esperienza? Il “Va pensiero” del Nabucco all’inizio e il “Vincerò” dal Nessun dorma alla fine. Ma poi ci hanno messo dopo tale Rovazzi. Sono tanto tanto confusi.

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