Rosato stoppa la minoranza Pd: «Impossibile nuova legge elettorale prima del referendum»

15/09/2016 di Redazione

Minoranza dem avvertita. L’Italicum non cambierà, almeno prima del referendum costituzionale. In attesa che sulla legge elettorale si esprima anche la Consulta, la strategia del Nazareno la conferma all’Unità il capogruppo della Camera Ettore Rosato: «Impossibili modifiche prima del voto, non ci sono i tempi».

ROSATO: «IMPOSSIBILE CAMBIARE L’ITALICUM PRIMA DEL REFERENDUM». PD DIVISO

Tradotto, si va verso la frattura in casa Pd nel passaggio cruciale della legislatura, il voto confermativo sul disegno di legge Boschi. Anche perché, sia Bersani che Speranza sono stati chiari. «Se si votasse domani, voterei no», ha avvertito l’ex segretario dalla Festa dell’Unità di Roma. Una linea ribadita anche dall’ex capogruppo a Montecitorio: «Ad oggi, dopo il discorso del segretario nazionale a Catania, il mio voto al referendum è no. Se dovessero arrivare fatti concreti nelle prossime ore capaci di cambiare l’equilibrio riforma costituzionale-legge elettorale sarò ben contento di valutarli», ha affondato Speranza al termine di un vertice con i parlamentari di Sinistra riformista, la corrente dem bersaniana.

ROSATO PROVOCA BERSANI: «NON SI PUÒ STARE NELLO STESSO PARTITO CON DUE DIVERSE IDEE DI DEMOCRAZIA»

Ricucire resta complicato. Anche perché i vertici renziani sono convinti che la minoranza “alzi sempre l’asticella delle richieste, perché l’unico scopo è affossare Renzi e il referendum“, attaccano dal Nazareno. «Si può discutere su come intervenire sull’Italicum, ma senza atteggiamenti ricattatori», affonda pure Rosato. Lo stesso capogruppo che boccia la minoranza perché incoerente con quanto fatto in Aula: «Hanno votato tre volte sì in Parlamento e la legge elettorale è stata approvata (quest’ultima, però, non con i voti dei bersaniani, ndr)». Non senza provocare Bersani: «Dice che lui e Renzi hanno due diverse idee di democrazia? Continuo a non credere possa pensarlo. Non si può stare così nello stesso partito». Quasi un benservito. Per la minoranza, però, la scissione resta un tabù: «Sui referendum ognuno vota secondo coscienza. Giusto che il partito dia un’indicazione, ma c’è libertà di voto. Il giorno dopo, si resta tutti insieme nel Pd», ha già replicato ai microfoni di Giornalettismo. 

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REFERENDUM COSTITUZIONALE, PD ANCORA DIVISO

Sul referendum, però, lo strappo al Nazareno è ormai vicino. A meno che Renzi mandi alla Ditta bersaniana quel segnale che la minoranza ancora non vede. Di certo, la prossima settimana Montecitorio voterà sulla mozione presentata da Sinistra italiana, che chiede di azzerare l’Italicum e scrivere una nuova legge. Il Pd sta valutando se presentare un proprio documento. E il 20 è già in calendario una riunione del gruppo, alla vigilia del voto in Aula. Allo stato dei fatti, un’intesa è ancora lontana. Anche perché i vertici hanno già bocciato pure quel Bersanellum proposto dalla sinistra dem. L’antipasto di una rottura. In attesa di conoscere la data del voto, che sarà decisa nel Consiglio dei ministri del prossimo 26 settembre. E del possibile intervento della Corte, che può cambiare scenari e posizionamenti, anche al Nazareno.

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