Il panino vince sul ministero: portarlo in classe è un diritto

14/09/2016 di Redazione

Panino libero, panino in classe, panino a scuola. Ebbene sì. Da ieri, i piatti preparati da mamme e papà sono ufficialmente entrati nelle mense scolastiche. Succede alla scuola Kennedy, periferia Ovest di Torino, dove 30 bambini su 541 si sono presentati con le borse frigo. Ne parla Repubblica:

Proprio poche ore prima che il pasto “domestico” facesse il suo esordio, il tribunale di Torino ha emesso una nuova sentenza: «Il diritto allo studio è riconosciuto dall’articolo 34 della Costituzione, che lo declina, in primo luogo, attraverso
la previsione di obbligatorietà e gratuità dell’istruzione inferiore per almeno otto anni. La gratuità dell’istruzione è un principio assoluto e in alcun modo relazionato al reddito dei soggetti che devono fruirne. È quindi evidente che subordinare
il diritto allo studio all’adesione a servizi a pagamento viola il dettato costituzionale», scrivono i giudici. Dunque, non si può imporre un servizio a pagamento nella scuola dell’obbligo. Chi non vuole mangiare a mensa può portarsi il
pranzo da casa, sotto la responsabilità della famiglia. A giugno 58 genitori si erano già visti riconoscere lo stesso diritto
dalla Corte d’appello di Torino. Ieri il tribunale ha accolto le richieste di un altro gruppo di famiglie che chiedeva
di estenderlo a tutti. A nulla sono valsi i ricorsi del ministero dell’Istruzione, a nulla le polemiche sulle
tariffe troppo alte e sulla qualità del cibo. Il nuovo pronunciamento sembra così granitico da non lasciare
margini alla speranza che possa essere presto ribaltato. Forse dalla Cassazione, ma non prima di qualche mese, quando la corte si pronuncerà sul ricorso originario.

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«I bambini devono mangiare tutti insieme nello stesso locale, sotto la sorveglianza dei docenti — dice su Repubblica l’avvocato che difende le famiglie, Giorgio Vecchione — . La mensa è un momento formativo, non può dare origine a discriminazioni». E ora? Il comune annuncia il “sistema misto” e il governatore piemontese Chiamparino non ci sta: «Bisogna colmare il vuoto normativo evidenziato dalla magistratura. Il tema dei costi troppo alti non può essere affrontato smontando una conquista raggiunta negli anni».

(foto copertina Christopher Furlong/Getty Images)

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