Canto della Marsigliese, ippoterapia e uniformi: ecco il centro di recupero per i giovani attratti dalla Jihad

12/09/2016 di Redazione

Ogni mattina, all’alba c’è la cerimonia dell’alzabandiera, si saluta il tricolore e si canta l’inno francese. Ma c’è anche l’ippoterapia e l’uso delle divise militari. Nasce a Pontourny il primo centro di recupero per i giovani attratti dalla jihad e dall’Isis. Entro la fine del 2017 ne apriranno altri 12, ogni regione avrà il suo.

Lo racconta in un reportage Stefano Montefiori sul Corriere della Sera:

Il venerdì mattina, dopo la sveglia all’alba, la colazione e la pulizia delle camere, alle 8 e 45 gli ospiti di Pontourny dovranno partecipare alla cerimonia dell’alzabandiera, salutare il tricolore e cantare la Marsigliese. Sarà dura, perché se sono accolti in questo castello settecentesco nella valle della Loira è perché odiano la Francia e i suoi simboli: sono ragazze e ragazzi attratti dal jihadismo e dal terrorismo islamico dell’Isis che hanno accettato di sottoporsi al programma di de-radicalizzazione promosso dal primo ministro Manuel Valls. Pontourny, nel comune di Beaumonten-Veron a 300 chilometri da
Parigi, è il primo centro di questo genere, entro la fine del 2017 ne apriranno altri 12, ogni regione avrà il suo. L’esperimento verrà presentato ufficialmente domani, dopo sei mesi di polemiche e proteste.

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Come funziona?

I ragazzi soggiorneranno a Pontourny per 10 mesi e indosseranno un’uniforme, «perché devono liberarsi dei segni visibili della loro vita precedente: niente veli o barbe sul mento», dice Salvaing. Si proverà a salvarli «come se appartenessero a una setta». Ai potenziali terroristi verranno offerti corsi di educazione civica, ma il direttore del centro ha parlato anche di ippoterapia nel vicino maneggio, scatenando la rabbia di molti abitanti. Dopo le prime settimane i giovani potranno uscire.
Dal maniero sono state tolte tutte le insegne, l’obiettivo è non dare nell’occhio e nessuna scritta indica la nuova destinazione
d’uso. In compenso, nelle villette vicine sono spuntati i cartelli «À vendre», vendesi: è un gesto di protesta, per denunciare
che adesso non vale più la pena vivere qui, e che comunque nessuno comprerà mai più una casa accanto a una specie di albergo per jihadisti, forse pentiti, forse no.

(in copertina foto Press/ABACAPRESS.COM)

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