Il Pil rimane fermo a zero nel secondo trimestre, su base annua aumento allo 0,8%

02/09/2016 di Redazione

L’Italia rimane ferma. La stima definitiva dell’Istat sul Pil del secondo trimestre conferma la crescita zero rilevata nella valutazione preliminare di agosto. L’aumento nel settore dei servizi, e nell’agricoltura, non ha spinto verso l’alto la nostra economia a causa della forte frenata nell’industria. Male banche e assicurazioni, come testimoniato dalle difficoltà in Borsa della maggior parte dei titoli del settore del credito. L’Istat ha rivisto in leggero aumento la stima del Pil su base annua, portato a +0,8 rispetto al precedente +0,7%.

PIL SECONDO TRIMESTRE 2016, STIMA DEFINITIVA

Nel secondo trimestre del 2016 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,8% nei confronti del secondo trimestre del 2015. In questo modo Istat conferma la rilevazione del Pil di aprile, maggio e giugno 2016, diffusa a metà agosto. La variazione zero del Pil sul trimestre precedente aveva evidenziato un rallentamento della già debole congiuntura economica.   Pil-secondo-trimestre-2016-istat-grafico LEGGI ANCHE

Pil fermo, nel secondo trimestre 2016 l’Italia si blocca

Foto di copertina: Christopher Furlong/Getty Images

FRENATA DEL PIL, LE CAUSE

I consumi interni rimangono stazionari, rimarca Istat, che rileva una variazione negativa dello 0,1% della domanda nazionale, al netto delle scorte. Una flessione compensata dall’apporto della domanda estera netta. A livello di settori economici si nota un leggero aumento dei servizi su base trimestrale, +0,2%, un più marcato incremento nell’agricoltura, e una flessione piuttosto pronunciata nell’industria, meno 0,6%. All’interno dei servizi si rilevano settori in flessione e settori in espansione: incrementi significativi riguardano le attività professionali e di supporto (0,5%) e quelle del comparto del commercio, trasporto e alloggio (0,4%); all’opposto, il calo più marcato riguarda le attività finanziarie e assicurative (-0,6%).

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