Le dieci cose che ho capito della doppia morale terremotata all’italiana

Quando la terra si muove in Italia, cadono in molti. Anche nelle zone non colpite dal sisma. Ma l’unica cosa in cui non si aprono crepe è la doppia morale all’italiana.

Ho scoperto che c’è chi devolve parte dell’incasso di una partita di serie A ai terremotati ma non va bene lo stesso ai tifosi, perché come sul mercato il suddetto non caccerebbe e’ sord.

Se 20 rifugiati partecipano alle azioni di soccorso nelle zone terremotate, è il minimo. Se rimangono dove sono come al solito rubano il posto agli italiani. Se poi li trova uno di un tg quello chiede loro “se ce li hanno portati lì”. Forse incredulo che qualcuno possa andare ad Amatrice per aiutare. Eppure loro hanno deciso di seguire i nostri consigli: ci aiutano a casa nostra.

Starlette sfigate vengono seppellite sotto ettolitri di insulti machisti quasi peggio delle loro parole o immagini idiote a commento del terremoto (una di loro aveva già dato in tal senso, ma riguardava l’estremo oriente e allora chissenefrega di musi gialli). Ma se a scrivere status su Twitter demenziali (ma apparentemente poetici) è un guru della sinistra extraparlamentare, no tav, sì ideologia a buon mercato, oppure uno che in TV con i video va benissimo ma evidentemente con i social e le foto di elicotteri no, allora ci si va molto più morbidi. Si sa certi fascismi radical chic sono piuttosto pericolosi da toccare (al guru consiglio di passare una giornata con i pompieri e tutti coloro che ancora salvano vite: si vergognerebbe parecchio). Meglio le tette senza cervello. A meno che non sia una cantautrice de sinistra che copia e incolla uno status che fa pensare al fatto che lei abbia un albergo (e se ricordate i due piccoli immobili di Giachetti in campagna ricorderete che a uno di sinistra si perdona tutto ma non la proprietà privata ostentata: devono sempre far finta di essere poveri, meglio se maleodoranti e con giacche vecchie già nel ’68 e con le toppe ai gomiti).

Se tu fai la cronaca e dai notizie sul terremoto fai clickbaiting. Se lo fa il blog di Beppe Grillo con link ossessivamente in bella mostra è un servizio sociale. E gli indignati del #teamvergoniasvelia lì spariscono per magia

Di Maio ci informa “che non sarà come L’Aquila, ora c’è il M5S a vigilare”. Ah bene, ora sì che siamo tranquilli. Ma dov’erano i grillini quando ad Amatrice si perdevano fondi per distrazione? Vigilavano altrove? Ho cercato anche solo un’interrogazione parlamentare ma non l’ho trovata (spero di sbagliarmi e che me la inviate, in caso). Luigino, davvero, strumentalizzare le tragedie è la morte della politica. Vecchia e nuova. Questo è il momento del silenzio (e potresti magari invitare molti dei tuoi elettori che vedono complotti sismici di palazzinari e scii chimichi a star zitti), in cui tutta la politica, vecchia e presunta nuova, lavori insieme. E vigili. Prima, durante e dopo.

I veri intellettuali italiani se ne stanno comodi in salotto a criticare i pezzi che scrivono i giornalisti e che considerano trash. Perché li hanno letti benissimo e più volte. La nuova moda radical chic è il benaltrismo morale. Il risultato sempre lo stesso: rimanere in salotto o in terrazza con i propri simili. Al massimo lanciando sapidi status al mondo.

Se voi poteste vedere ciò che cercate e leggete (in milioni) chiedereste scusa di tutte le critiche fatte a chi scrive.

Chiedete alla SISAL di destinare il Jackpot dell’Enalotto per il terremoto che ha devastato Amatrice. E se invece voi destinaste quello che spendete per compilarne le schedine (va bene pure ciò che tirate fuori dal portafoglio per comprare gratta e vinci e affini)?

Se le case messe in sicurezza nel 2009 dopo il terremoto de l’Aquila, nel 2016 subiscono di nuovo danni, è il terremoto a uccidere o le case e chi non ha avuto a cuore il destino dei suoi abitanti? A Genova fu il fiume a uccidere, fu la pioggia o fu chi non seppe prevenire. Bisogna vigilare prima. Non dopo che i buoi sono usciti. Anzi, morti.

Una iena ridens viene linciata per una battuta divertente e inopportuna (ma alzi la mano chi non l’ha fatta o sentita prima che si intuisse la gravità dei fatti) che evidentemente è un errore, grave per un uomo di comunicazione che non di rado ne dà brillanti lezioni ad altri, ma non sintomo di malafede. Un conduttore del più importante talk politico invece quando deve parlare di mafia intervista il figlio di un boss (facendogli firmare la liberatoria DOPO) e se deve parlare della tragedia di Amatrice dà in diretta la ricetta dell’amatriciana. Indovinate chi tra i due se la sta passando peggio ora? Per aiutarvi vi dico che non è quello che si gode un profumato contratto pagato con il nostro canone.

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