Virginia Raggi e il trucchetto per far guadagnare 193 mila euro al capo gabinetto di Roma

17/08/2016 di Redazione

Tra i consiglieri comunali M5S di Roma c’è insofferenza per i super stipendi concessi al capo di Gabinetto (193mila euro annui) e al capo della segreteria politica del sindaco Virginia Raggi (120mila euro, il triplo di quanto guadagnava come funzionario comunale).

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Ne parla il Messaggero.

Vissero tutti felici e contenti? No. Prima di tutto, il malumore, quello che corre sulle chat riservate, quelle frasi che Ferrara definisce «semplici richieste di informazioni», riguarda soprattutto il capo della segreteria politica, Salvatore Romeo. «Stiamo parlando di un attivista che lavora come funzionario al Comune di Roma – racconta un insider del Movimento 5 Stelle -, per la sua fedeltà al Movimento è stato scelto come capo della segreteria politica dalla Raggi, il suo stipendio è stato così triplicato, sfiorando i 120 mila euro lordi. Ecco, qui si sta andando contro tutti i nostri principi, perché la militanza non deve dare benefici economici. Che senso ha chiedere allora ai parlamentari M5S di tagliarsi lo stipendio?».

Dubbi anche per lo staff “importante” di Frongia, il vicesindaco, che pure ha solo la delega dello sport. L’altro problema, che secondo molti potrebbe creare nel migliore dei casi degli imbarazzi, nel peggiore anche problemi giudiziari, è la modalità con cui è stato affidato l’incarico al magistrato Carla Romana Raineri, capo di Gabinetto della Raggi per 193 mila euro all’anno, ben oltre il doppio di quanto guadagna l’omologo di un’altra sindaca a 5 stelle in un’altra grande città (Chiara Appendino a Torino). E’ stata nominata sulla base dell’articolo 110 del Testo unico degli enti locali e non ex 90. Come mai? Perché nel secondo caso, il tetto massimo dello stipendio sarebbe stato 170 mila euro, meno di quando concesso alla Raineri per garantirle lo stesso stipendio che ha come magistrato. Con il 110 c’è discrezione sul compenso, ma sarebbe stato necessario ricorrere a un bando pubblico. Non a caso, a Milano e a Torino i capi di gabinetto sono stati nominati ex articolo 90.

(in copertina foto ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

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