Il paradossale dibattito del Pd

01/08/2016 di Marco Esposito

Deve senza dubbio essere colpa di una stregoneria. Non ci sono alternative. E’ altrimenti inspiegabile come sia possibile che una parte del Partito Democratico discuta sempre delle stesse cose. Di una in particolare: la separazione tra la figura di Presidente del Consiglio e di segretario del partito.

E’ incredibile, ma nel partito democratico sono ormai nove anni che si discute di questo argomento: ovvero dal momento della sua nascita (14 ottobre 2007) ad oggi, questa discussione non si è mai spenta, nonostante il susseguirsi dei segretari: Veltroni, Franceschini, Bersani, Epifani, Renzi.

Oggi è la volta di Gianni Cuperlo, avversario sconfitto in maniera evidente da Matteo Renzi alle scorse primarie del centrosinistra. Cuperlo, intervistato oggi dal Fatto Quotidiano, torna ancora sulla questione. Ancorato ad una mentalità da prima Repubblica, Cuperlo, avendo come bussola i governi di coalizione, ritiene che il compito di un segretario di partito sia quello di incalzare il presidente del Consiglio dello stesso partito. Insomma, ridar vita a quella dinamica tipica della vecchia Democrazia Cristiana, con De Mita, Andreotti e Forlani pronti a scambiarsi le poltrone e le responsabilità, invocando a fasi alterne “tagliandi”, “rimpasti” e compagnia cantando.

Infatti, Cuperlo – che nell’intervista tocca molti altri argomenti con altrettante critiche a Matteo Renzi – sulla questione segretario-Presidente del Consiglio dice:

Io non chiedo al Pd di contrastare l’azione del governo – nessuno è così sciocco – ma dovrebbe sollecitarlo nelle scelte che compie. Non voglio alimentare la polemica sul fatto che il segretario sia anche il capo del governo, ma faccio un esempio pratico: il veto di Ncd sul reato di tortura. Se avessimo avuto un partito con una guida autonoma, magari avremmo potuto incalzare il governo e aiutare il premier a superare quel veto, che è inaccettabile.

La coincidenza tra la figura di Premier e segretario è stabilita dallo Statuto del Pd – ed è così dalla fondazione del partito – ed è clamoroso che i democratici dopo nove anni siano ancora qui a parlare di questo argomento. Ma forse è ancora più clamoroso che lo si faccia in questi tempi, con un mondo che ci pare impazzito, a due mesi da un referendum istituzionale che sembra la madre di tutte le battaglie e con l’Europa che vive il momento più difficile dalla sua creazione.

E come se non bastasse a Cuperlo e compagni –  evidentemente – manca un pizzico di memoria. Come molti ricorderanno una situazione in cui il “segretario” e il “presidente del Consiglio” erano due persone diverse è già accaduta in passato.

La prima volta subito dopo la nascita del PD: Walter Veltroni Segretario, Romano Prodi presidente del Consiglio. Una convivenza – che come molti ricorderanno – durò pochissimo tempo, con faide personali tra “veltroniani” e “prodiani” che in alcuni casi ancora si trascinano, e che fanno capolino quando si tratta di eleggere il presidente della Repubblica.

Il secondo caso è ancora più recente. La convivenza tra Matteo Renzi al Nazareno ed Enrico Letta a Palazzo Chigi durò una manciata di settimane, dopodiché l’ex sindaco di Firenze diventò talmente “incalzante” da far votare alla direzione democratica il “defenestramento” di Letta in diretta streaming (con voto favorevole di Cuperlo ndr).

Insomma, la prova dei fatti racconta di una convivenza tra segretario e Presidente del consiglio che è praticamente impossibile. Ma, nonostante questa evidenza, l’assurdo dibattito interno del Pd ci accompagnerà probabilmente per tutta l’estate. Noi, personalmente, preferiamo la Settimana Enigmistica.

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