Giulio è scomparso sei mesi fa. A che punto siamo con il caso Regeni?

25/07/2016 di Redazione

Fiaccole in mano, 19.41, piazza del Pantheon. Giulio Regeni è scomparso esattamente a quell’ora. Sei mesi fa. Da allora, dal ritrovamento del suo corpo, dalle indagini egiziane, non c’è ancora uno straccio di verità, di chiarezza, sulla morte dello studente italiano a Il Cairo. Roma ricorderà stasera così il ricercatore di Fiumicello che seguiva un dottorato nella capitale egiziana. Per non spegnere i riflettori sulla sua storia. Tutti in piazza alle 19.41 perché è a quell’ora che è stato visto il ricercatore l’ultima volta, vivo.

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DOPO SEI MESI: IL PUNTO SUL CASO REGENI

A che punto siamo con il caso Regeni? A un punto morto. L’Egitto non ha mai consegnato agli inquirenti italiani i tabulati completi del ricercatore.  Non solo: è di pochi giorni fa il no del segretario della Commissione esteri della Camera egiziana, secondo cui le richieste dell’Italia sarebbero incostituzionali in base alla legge egiziana. Il procuratore capo Giuseppe Pignatone aveva chiesto non solo i tabulati ma anche l’estradizione di tre persone coinvolte nel caso e l’acquisizione delle immagini rilevate da alcune telecamere a circuito chiuso nel quartiere dove il ragazzo viveva ed è sparito il 25 gennaio scorso. Dopo il viaggio a marzo di Pignatone e del procuratore sostituto Colaiocco in Egitto e il fallimento della trattativa con gli inquirenti egiziani ad aprile arriva quindi un’altra doccia fredda. Riporta Il Fatto Quotidiano:

 

Il caso era stato rimandato alla decisione di questa commissione, appositamente costituita. L’esito è una doccia gelata per la Procura romana che aveva puntato sulla collaborazione dello Stato egiziano promessa dal presidente Al-Sisi. Di recente il presidente egiziano, parlando a proposito del caso Regeni, e pur specificando che le relazioni del Cairo con Roma “sono forti e uniche”, aveva denunciato un imprecisato tentativo di allontanare l’Egitto dall’Europa: “Ciò che sta accadendo ora è semplicemente un tentativo di rovinare meglio l’Egitto agendo dall’interno”.

 

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