Strage di Nizza, lo zio del killer: «Si era radicalizzato da 2 settimane»

19/07/2016 di Redazione

Nuovi dettagli su Mohamed Lahouaiej Bouhlel, il killer della strage di Nizza del 14 luglio. Lo zio dell’attentatore che giovedì scorso ha lanciato ad alta velocità un camion sul lungomare uccidendo 84 persone, un ex insegnante in pensione in Tunisia, ha riferito all’agenzia Associated Press che suo nipote era stato «radicalizzato» da circa «due settimane» da un reclutatore algerino membro dello Stato islamico a Nizza. Le autorità francesi non hanno però confermato quanto dichiarato.

 

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Non si tratta della prima volta che viene espresso un possibile legame tra l’autore dell’attentato e i fondamentalisti islamici. Nei giorni scorsi Bouhlele era già stato associato al nome di un altro uomo dell’Isis nel sud della Francia, precisamente a Omar Omsen, 40 anni, vero nome Omar Diaby. Omsen, di origine senegalese, per i servizi anti-terrorismo francesi è uno dei principali reclutatori di jihadisti nizzardi in Siria, dove è fuggito nel 2013 in forza ad Al Nusra, la branca di Al Qaida nel paese. Omsen, che sarebbe anche autore di diversi video di propaganda e che si sarebbe autoproclamato imam radicale proprio a Nizza, viene considerato a capo di una cellula di 30 giovani jihadisti francesi attivi a Latakia e provenienti come lui dalla città sulla Costa Azzurra.

STRAGE DI NIZZA, KILLER CONSUMATORE DI ALCOL

Comunque a fare il punto sulle indagini in Francia è stato ieri il procuratore antiterrorismo, Francois Molins, affermando a chiare lettere che quello della Promenade des Anglais è stato un attacco minuziosamente «preparato» e «premeditato». Il procuratore non ha confermato le parole dello zio di Bouhlel ma ha confermato i segni della «sicura» e «recente» radicalizzazione del 31enne franco-tunisino. L’attentatore, come spiegato da Molins, fino a poche settimane fa sembrava piuttosto distante dai precetti della fede islamica, ed era assiduo consumatore di bevande alcoliche e carne di maiale, e conduceva «una vita sessuale senza freni». Tutto sarebbe cambiato «otto giorni prima» della strage, quando Bouhlel decide di farsi «crescere la barba» attribuendole un «senso religioso», come riportato da un conoscente. A un altro amico Bouhlel avrebbe poi cominciato parlare di jihad e dice di «non capire perché lo Stato islamico non avesse diritto a un proprio territorio». Sul web avrebbe poi consultato come chiavi di ricerca le espressioni «video violenti» di «decapitazioni» e «cadaveri dell’Isis», ma anche «nashid», ovvero i canti religiosi usati nella propaganda jihahdista, e «surate del corano». Tra le parole-chiave digitate sul suo computer: «terribile incidente mortale» e «video choc non adatto a spiriti sensibili».

(Foto da archivio Ansa)

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