Barca: «Nel Pd fa carriera chi è fedele». E attacca la minoranza: «Uguale a Renzi»

Nell’ultima direzione del Pd si era dimesso in polemica con Renzi e con il Nazareno dalla presidenza di commissione che doveva riformare il partito. «Si  era rivelata inutile, il Pd non vuole cambiare», aveva denunciato Fabrizio Barca. Ora l’ex ministro della Coesione attacca sulle pagine del Fatto Quotidiano. Non intende lasciare il partito, né stracciare la tessera, perché – spiega – «fuori è peggio.  Nei 5 Stelle la partecipazione è ridicola». Ma non risparmia frecciate, sia verso i vertici che verso la minoranza e la “sinistra” interna che vorrebbe riprendere le redini del partito. 

BARCA ATTACCA: «NEL PD FA CARRIERA CHI È FEDELE A RENZI. MA LA MINORANZA È UGUALE»

«La selezione della classe dirigente di un partito non può avvenire attraverso la cooptazione dei fedeli, ma sulla base della capacità di lavoro, dei risultati concreti. Nel Pd il principio è la fedeltà», attacca Barca. Ma non è questione di leadership attuale, è un problema di metodo: «La minoranza è uguale al segretario, perché chi lavora per far fuori Renzi ragiona con la sua stessa logica di potere. Vogliono cambiare il personale, non la struttura». Parole che seguono quanto già denunciato nelle scorse settimane: per Barca, è tutto il partito che non vuole cambiare.

BARCA: «NON LASCIO IL PD, FUORI ANCHE PEGGIO»

Eppure, Barca decide di non lasciare: «Perché il Pd rimane l’unico partito in Italia che abbia uno statuto comprensibile e un dibattito interno a volte sterile, ma trasparente. Un partito fatto da gente che ha come unico obiettivo la propria carriera, ma ci sono pure centomila iscritti e tante persone per bene», osserva.

Per Barca il Pd paga l’aver «rimosso dalla sua coscienza la centralità del lavoro. Dall’inizio. Ha sempre avuto questo problema, già con Veltroni, D’Alema, Bersani» Esponenti come Padoan e De Vincenti, che erano economisti del Pci, «hanno aderito al modello unico, all’idea che il mondo non possa essere diverso da com’è. Non hanno capito che il capitalismo stava subendo delle trasformazioni radicali che lo portavano alla crisi drammatica di oggi. Sono persone che lavorano tanto, con convinzione, in modo onesto. Ma a un certo punto si sono convinti che le loro idee fossero utopie»

BARCA: «COSA VOTERÒ AL REFERENDUM? NON HO ANCORA DECISO»

E Renzi? «Da parte mia non c’è antipatia, né pregiudizio culturale. Non l’ho mai percepito nemmeno da parte sua. Certo, abbiamo idee diverse». Barca ha infine spiegato di non aver ancora deciso cosa votare al referendum costituzionale di autunno: «Sto cercando di valutare in modo certosino tutte le parti della riforma. Non voglio affrettare il giudizio. Deciderò entro settembre».

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