La Corte di Strasburgo avvia l’esame del ricorso di Berlusconi. Ma i tempi restano lunghi

11/07/2016 di Alberto Sofia

Era diventato quasi un mistero, dopo oltre due anni di attesa. Ora la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha comunicato di aver avviato, seppur ancora in via preliminare, l’esame del ricorso di Silvio Berlusconi contro l’applicazione al suo caso della legge Severino. Ovvero, la normativa che ha fatto scattare per il Cav, condannato in via definitiva sul processo Mediaset, l’incandidabilità e la decadenza dal Senato il 27 novembre 2013. Ad annunciare l’avvio dell’iter è stata l’agenzia Ansa. Si tratta, per il momento, soltanto di una comunicazione al governo italiano, con la quale la Cedu “invita al contradditorio“, oltre a comunicare l’avvio della procedura richiesta dal leader di Forza Italia, archiviata dalla Corte con il n. 58428/13.

 

BERLUSCONI, SI AVVIA L’ITER PER L’ESAME DEL RICORSO SULL’APPLICAZIONE DELLA LEGGE SEVERINO AL SUO CASO

Il ricorso del Cav contro l’Italia fu presentato prima che Palazzo Madama si esprimesse e decretasse la sua decadenza da senatore. Era infatti il 7 settembre 2013 quando i legali del leader azzurro depositarono la richiesta alla Cedu. Un organo di natura internazionale (non un’istituzione dell’Ue, ndr) creato nel 1959 per garantire il rispetto della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

Silvio Berlusconi chiedeva di valutare la corretta interpretazione della legge Severino. Il motivo? Secondo la posizione del leader azzurro e dei suoi legali, la legge Severino introduce sanzioni di tipo penale, quindi deve essere considerata all’interno di questa cornice. Per questo, sempre secondo la sua tesi, non poteva essere applicata in modo retroattivo com’è invece accaduto. Tradotto, per il Cav la sua incandidabilità e la stessa decadenza dal mandato parlamentare sono stati dovuti a una condanna per fatti avvenuti prima che la Severino entrasse in vigore.

Al contrario, secondo l’interpretazione attuale e prevalente, le sanzioni previste dalla legge Severino, come l’incandidabilità, hanno invece natura amministrativa. E non penale, come contestano i legali del presidente di Forza Italia. Per questo motivo è possibile l’applicazione in modo retroattivo.

TEMPI LUNGHI PRIMA DI UN RESPONSO DELLA CEDU

L’iter che dovrebbe portare a un responso della Corte sarà però ancora lungo. Questo perché i giudici dovranno pronunciarsi sulla ammissibilità del ricorso (e poi, eventualmente, sul merito) soltanto dopo che si sarà svolto il contraddittorio tra le parti: Berlusconi con i suoi legali da una parte, l’Italia dall’altra. Tocca ora a Roma esporre le sue ragioni. Chiarisce l’Ansa come, secondo Berlusconi, sarebbe stato violato dall’Italia l’articolo 3 del protocollo 1 della Cedu, che sancisce “il diritto a libere elezioni”. Il leader azzurro contesta l’impossibilità di  «continuare il mandato per cui era stato eletto»: sarebbe poi stato leso «il suo diritto a un ricorso effettivo contro la decisione presa nei suoi confronti, sancito dall’articolo 13 della Cedu».

Per poter valutare il caso la Cedu ha chiesto all’Italia le informazioni necessarie per «valutare se la decisione del Parlamento di mettere fine al mandato del senatore Berlusconi costituisca una sanzione penale, una condizione essenziale perché vi sia una eventuale violazione dell’articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani». La Corte vuole anche conoscere se siano state previste sufficienti garanzie contro un uso arbitrario della decisione. E se Berlusconi abbia potuto avvalersi di «un rimedio efficace davanti alle istanze nazionali per ricorrere contro la decisione presa dal Parlamento».

Il governo ha 16 settimane di tempo per presentare la sua difesa sul caso dell’applicazione della legge Severino. Ma la Corte potrebbe concedere più tempo se Roma «giustificherà adeguatamente la richiesta».

Quello sull’applicazione delle legge Severino non è l’unico ricorso di Berlusconi pendente alla Corte di Strasburgo. I legali del Cav ne hanno presentati in passato altri due: uno riguarda la condanna dell’ex Cavaliere per frode fiscale, registrato dalla Corte il 15 aprile del 2014. L’ultimo è invece relativo alla procedura civile per danni e interessi legata al lodo Mondadori.

Share this article